Cultura

Margaret Fuller, reporter dell'800 che s'innamorò del Garda «dolce e sublime»

Scorci bresciani nelle corrispondenze per il New York Daily Tribune. «Gli ultimi dieci giorni mi hanno insegnato più di qualsiasi altro periodo»
Margaret Fuller ritratta da Thomas Hicks (Londra, National Portrait Gallery)
Margaret Fuller ritratta da Thomas Hicks (Londra, National Portrait Gallery)
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«Dopo aver sostato più di una quindicina di giorni a Venezia, sono venuta qui a Milano, sostando (...) sul Lago di Garda e a Brescia. Di sicuro gli ultimi dieci giorni mi hanno insegnato più di qualsiasi altro egual periodo della mia vita precedente, e mi sono fatta un’idea di quel che ci voglia per riuscire a studiare l’arte e la storia di questi luoghi». È il 1847 e a scrivere è Margaret Fuller, intellettuale americana approdata dalla Nuova Inghilterra per raccontare attraverso i reportage per l’autorevole New York Daily Tribune quanto sta accadendo in Italia e più in generale nel Vecchio Continente, oggetto d’interesse anche oltreatlantico perché da tempo «percorso da fermenti rivoluzionari».

I reportage della Fuller - editi ora nel pregevole volume curato da Mario Bannoni per le All Around (638 pagine, 29 euro) - non ci restituiscono soltanto l’attività giornalistica, ma anche la sua «avventura umana e spirituale», come sottolinea opportunamente Maria Minasi nella prefazione. Il Belpaese continua a essere per tutto l’Ottocento meta privilegiata degli stranieri, per le sue bellezze naturalistiche, ma ancor più per la dovizia di monumenti che documentano un passato unico nella storia dell’Europa e del mondo intero. La Fuller trova qui materia preziosa per svolgere il suo lavoro, ma anche per perfezionare la «formazione di donna colta e riflessiva, sino a portare a maturazione e compimento la sua personale avventura filosofica ed esistenziale». Visita l’Italia negli anni centrali del Risorgimento. Può così documentare, spesso in diretta, lo svolgersi degli avvenimenti, come nel 1849 quando Roma è investita dai moti che portano alla proclamazione di una Repubblica proprio là dove vive ancora il potere dei Papi. Tra le tappe non mancano i laghi lombardi, le cui coste la natura, scrive la Fuller, «ha modellato e ricoperto di piante (...) per esprimere il massimo della sua benevolenza, e in tutti i modi possibili».

Su tutti spicca il Garda: da un lato «è davvero dolce e piacevole (i ruderi delle antiche costruzioni - probabilmente fa riferimento alle Grotte di Catullo - si ergono delicatamente assieme alle bellezze di quella costa); mentre nel lato opposto, incuneato nel Tirolo, esso è davvero sublime, calmo e raccolto nel suo ambiente». Sulla costa del Benaco la Fuller ha modo anche di fare incontri inaspettati: «Mi è capitato di conoscere la signora Franklin, moglie del celebre navigatore inglese», ossia del celebre esploratore artico Sir John Franklin.

L’entusiasmo che suscita in lei la possibilità di ammirare tanti tesori non è di nocumento al suo lavoro. Nei reportage della Fuller, osserva Bannoni, si alternano registri differenti, dalla cronaca giornalistica alla corrispondenza personale, dalla speculazione filosofica all’ispirazione religiosa e letteraria. Il complesso offre - aggiunge Franco Tamassia nell’introduzione - la testimonianza inusuale di un «operatore culturale d’oltreatlantico» sulle vicende dei primi fermenti rivoluzionari in Italia e in Europa. La Fuller sceglie deliberatamene di rimanere in Italia durante l’epopea risorgimentale perché ha ben chiaro, sottolinea Tamassia, che il «pensiero politico democratico italiano (soprattutto nell’elaborazione di Mazzini) e il territorio italiano nel quale si forma e opera» costituiscono «l’elemento più significativo del movimento democratico europeo».

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