Guida Espresso 2026: 4 Cappelli per Dina e Al Gambero

Dina, Dina e ancora Dina. Allo chef-sociologo Alberto Gipponi non sono bastati i Due Coltelli della «The Best Chef Awards» e le Tre Forchette del Gambero Rosso, guida che l’ha pure premiato per la «miglior proposta per i piatti di pasta». Nella sua cucina senza «macaron» della Michelin, l’Espresso ha confermato i Quattro Cappelli (con punteggio 18/20) e ha pure apposto la targa di «Outsider dell’anno», riconoscimento che premia «quelle personalità che interpretano la cucina con libertà, coraggio e una visione fuori dagli schemi». È questa la prima novità della guida presentata ieri sera a Milano.
Un’edizione che premia la Lombardia - «regione più ricca e sfaccettata della ristorazione italiana» - scompigliando le assegnazioni di un anno fa. I locali italiani con i Cappelli sono stati, infatti, ridotti da 500 a 300 per mettere in risalto ciò che, secondo i canoni de L’Espresso, rappresenta l’eccellenza. Completano la guida altri 700 ristoranti «consigliati» tra i quali ci sono anche dei bresciani.
Tra le grandi insegne della nostra provincia al vertice, con Quattro Cappelli (su un massimo di cinque), i giudici dell’Espresso hanno aggiunto il «Gambero» di Calvisano, ristorante che ha una storia lunga più di 250 anni sulla quale brilla da tempo anche la stella Michelin. Al suo fianco vengono confermati il «Gippo» di Gussago e tre indiscussi pilastri dell’alta cucina: «Miramonti L’Altro» di Concesio (due stelle), «Lido 84» di Gardone Riviera (un macaron e premi internazionali) e la bistellata «Villa Feltrinelli» di Gargnano.
Chi c’è
Con Tre Cappelli nella precedente edizione c’erano «La Madia» di Brione - appena decretata nientemeno che «ristorante dell’anno» dal Gambero Rosso - e il «Mos» di Desenzano. Ora, invece, non c’è nessuno. Affollata, ma meno dell’anno scorso è la sezione dei Due Cappelli: troviamo la stellata «Casa Leali» di Puegnago (con un Cappello in più), «Forme» di Brescia (Arianna Gatti ha pure cucinato alla cena di gala della presentazione), «Sedicesimo secolo» di Orzinuovi e due novità come l’«Esplanade» di Desenzano e il «Leon d’oro» di Pralboino. Non c’è posto, invece, per i ristorante elogiati un anno fa: «L’Aurum» di Erbusco, «Da Sapì» di Esine (chiocciola di Slow Food), «Senso» di Limone, «Il Colmetto» di Rodengo Saiano (macaron verde) e gli stellati «La Speranzina» e «Tancredi».
Chiude l’elenco l’unico ristorante che si è visto confermare Un Cappello: «La Dispensa» di San Felice, affiancato nella precedente edizione da «Il Fagiano» di Gardone Riviera (stella Michelin), «Gramen» di Gargnano e «Casa Leali».
Entusiasta di ricevere il premio istituto quest’anno è Gipponi: «Prendo atto che il mio lavoro sia stato percepito come fuori dagli schemi. Il mio è un approccio alla ricerca di valore e profondità. In questi 8 anni di grande impegno abbiamo racconto tantissimo. Ringrazio tutti quelli che in noi hanno visto un valore».
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