Cucina italiana Unesco, chef bresciani: «Merito di nonne e maestri»

Orgoglio, soddisfazione, responsabilità. E una dedica, alle nonne e alle mamme che hanno tramandato ricette e tradizioni, e ai grandi maestri che le hanno codificate. È unanime il sentimento degli chef della nostra provincia di fronte al riconoscimento della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
«È stata finalmente riconosciuta una tradizione e una capacità che ci tramandiamo da secoli – commenta Stefano Cerveni, del ristorante Due Colombe di Corte Franca –. Speriamo che questo riconoscimento dia la giusta importanza al nostro settore, il più grande traino economico della nostra nazione, e speriamo in un ascolto maggiore da parte delle istituzioni: noi cuochi siamo la parte finale di una filiera che fa bene a tutti. C’è tanto da raccontare e tanto da difendere».
«Speriamo che questo riconoscimento aiuti anche a tutelare la nostra cucina – gli fa eco Riccardo Scalvinoni del Colmetto di Rodengo Saiano –, che è fatta da grandissimi artisti ammirati in tutto il mondo». «Penso che fosse solo questione di tempo – dichiara Andrea Leali di Casa Leali di Puegnago del Garda –, perché è impossibile che la nostra cucina non fosse messa sotto una luce diversa rispetto ad altre cucine del mondo. Per noi operatori significa ancor più responsabilità, che speriamo ci aiuti anche a dosare le contaminazioni, spesso solo pretenziose».

«È un traguardo meritatissimo – aggiunge Piercarlo Zanotti, chef del Garda Golf di Soiano del Lago –, che conferma la bontà dei nostri prodotti e della nostra cucina: i nostri piatti sono emozioni, messaggi che trasmettiamo a chi li assapora».
«Non deve essere visto solo come un traguardo – suggerisce però chef Diego Papa del Gaudio di Barbariga –, ma come un nuovo input per approfondire e valorizzare le tantissime microzone e le microproduzioni del nostro Paese. Meno fast food e più pane e salame».

«Sono felice – conclude chef Beppe Maffioli del Carlo Magno di Collebeato – e vorrei dedicare questa conquista a tutte le nostre mamme e nonne, che negli anni hanno avuto la forza di mantenere i canoni perfetti delle ricette, obbligando chi coltiva e chi alleva a mantenere altri gli standard. E poi la dedico ai grandi maestri, per me Gualtiero Marchesi ed Enzo Dellea, che hanno creato una cucina aggiornata, ma lontana dagli estremismi di oggi. Spero che i giovani siano in grado di fare innovazione mantenendo questi valori».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
