Violenza contro le persone fragili, a Brescia «fenomeno non frequente ma in crescita»

Barbara Fenotti
A dirlo è un’indagine condotta dal Centro di ricerca Relational social work dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Il convegno in Cattolica - © www.giornaledibrescia.it
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La tematica della violenza contro gli adulti e gli anziani fragili è ancora oggi in una zona d’ombra. In Italia è un ambito ancora poco indagato e definirne i contorni risulta tutt’altro che semplice, dal momento che si tratta di una questione complessa: quando si è in presenza di un abuso, come fare a riconoscerlo e quali sono le azioni e le figure da far scendere in campo?

Nel Bresciano parliamo di un fenomeno «non frequente, ma in crescita, con prevalenza di situazioni di trascuratezza, anche grave, e di violenza economica» secondo quanto è emerso dall’indagine «Violenza contro adulti e anziani fragili nei territori bresciani: come la affrontano i servizi sociali» condotta dal Centro di ricerca Relational social work del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

La direzione scientifica del progetto è in capo a Elena Cabiati e Francesca Corradini, docenti del corso di laurea magistrale in Lavoro sociale e coordinamento di servizi per immigrazione, povertà e non auto-sufficienza. Le ricercatrici e assistenti sociali Clara Bertoglio, Francesca Cirillo, Silvia Clementi, Laura Pinto e Claudia Zanchetta hanno collaborato alla stesura della ricerca, che ieri è stata illustrata in anteprima all’ateneo di via Della Garzetta in vista della presentazione ufficiale, che avrà luogo nel corso della 13esima edizione dell’European Conference for Social Work Research in programma a Vilnius dal 17 al 19 aprile.

Lo studio

Allo studio, che si è concentrato sugli anziani, sugli individui con disabilità e quelli in possesso di un background migratorio, hanno aderito i coordinatori dei Servizi sociali comunali e gli assistenti sociali della Valtrompia, del Garda, della Bassa Bresciana Orientale e Centrale, Brescia Ovest, Valsabbia e Brescia città, per un totale di 107 enti. Tra giugno e ottobre 2023 sono state intervistate 53 assistenti sociali e 5 coordinatori di servizio. La loro percezione è, come anticipato, quella di un fenomeno non frequente, ma in crescita, con prevalenza di situazioni di trascuratezza, anche grave, e di violenza economica.

Il tavolo dei relatori - © www.giornaledibrescia.it
Il tavolo dei relatori - © www.giornaledibrescia.it

«La maggior parte delle situazioni descritte riguardano persone anziane o, in misura minore, adulte con disabilità, anche cognitiva - hanno spiegato Cabiati e Corradini -, che vivono con un caregiver (prevalentemente figlio/a, o coniuge) con problemi di dipendenza o di salute mentale». Trascuratezza, violenza fisica e psicologica derivano dall’intreccio di due condizioni: la non autosufficienza della persona adulta o anziana e le problematiche del familiare convivente, che non è in grado di percepire e di rispondere ai bisogni di cura. Nei casi di individui raggirati da amici, parenti e conoscenti e costretti a lasciare loro denaro, beni o l’abitazione, l’intervento dei servizi risulta molto difficile, perché le persone raggirate risultano consenzienti.

«Tra le criticità evidenziate ci sono la difficoltà, per le persone fragili, a riconoscere le forme di violenza di cui sono o sono state vittime, normalizzando condotte attive o omissive che provocano danni psicofisici - proseguono le docenti -. Anche nei casi di vittime consapevoli della situazione, la richiesta d’aiuto è molto rara per timore di essere allontanati dalla propria abitazione e dall’ambiente di vita». Imperano i sentimenti di vergogna, sensi di colpa e paura. In casi come questi l’intersezione dei bisogni (salute mentale, non autosufficienza, dipendenze) rischia di portare a una esclusione delle persone dai percorsi di aiuto, perché non è presente una risposta predefinita accessibile nell’immediato.

È, quindi, auspicabile la costruzione di percorsi condivisi tra servizi diversi: è importante utilizzare un approccio multidisciplinare, che promuova la collaborazione tra servizi sociali, sanitari e forze dell’ordine, sia nell’individuare che nel contrastare le situazioni di violenza.

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