Villanacci del Civile: «Anatomopatologi, dietro le quinte ma essenziali»

Puntini viola su macchie di un bel rosa sgargiante. Sembra un’opera d’arte e in un certo senso lo è davvero. È un’immagine infinitamente piccola, ma resa grande dal microscopio, che a un occhio esperto racconta il presente, il futuro e il passato della persona a cui appartiene quel frammento che è stato colorato in modo artificiale per essere ispezionato.
L’esperto che osserva è un anatomopatologo. Il frammento posato prima in una biocassetta e poi sul vetrino è un campione di tessuto prelevato con un esame diagnostico (come la biopsia endoscopica) o durante un’operazione chirurgica. La competenza e l’esperienza del professionista consentono di definire la diagnosi. Tutto si svolge dietro le quinte e «in sinergia con ogni componente della filiera: il medico endoscopista, l’infermiere al suo fianco, il tecnico di laboratorio, l’anatomopatologo. Siamo un team multidisciplinare». A dirlo è Vincenzo Villanacci, patologo gastrointestinale degli Spedali Civili.
I suoi occhi vedono ogni anno oltre settemila casi, provenienti anche da altri ospedali. Quella in cui opera è l’Anatomia patologica «più grande d’Italia: tra tecnici, biologi, medici patologi e ausiliari siamo una novantina di persone». Il suo lavoro è fondamentale per diagnosticare ad esempio tumori, gastriti, celiachia e malattie infiammatorie croniche dell’intestino, ma sta diventando sempre più difficile trovare giovani interessati a svolgerlo. A scoraggiarli, a suo avviso, potrebbe essere «la mancanza di contatto con i pazienti. Cosa vera fino a un certo punto: in molti casi si rende necessario un confronto per reperire elementi utili alla diagnosi. Diagnosi che, per essere corretta, ha bisogno di gesti e procedure perfette».
Da qui, ad esempio, l’importanza di «orientare le biopsie, disponendo correttamente i campioni di tessuto prelevati, in modo da permettere al tecnico di laboratorio di eseguire i tagli e allestire i vetrini così da consentire all’anatomopatologo di analizzarli al meglio al microscopio evitando anche sprechi di contenitori». Una procedura, questa, che il dottor Villanacci ha imparato anni fa in Inghilterra e alla quale tiene tantissimo: «Siamo un esercito che combatte per salvare vite – osserva citando Cesare Frugoni – agli ordini di un capo invisibile che è il dovere». Questa frase è incorniciata nel suo studio. Ricorda a tutti – giovani in primis – il grande obiettivo da perseguire insieme.
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