Via Crucis, il vescovo: «Dal cuore di Gesù la forza per vincere il male»
Una Via Crucis più intima per entrare, attraverso il cuore di Gesù, nel vivo delle celebrazioni pasquali. Così è stato ieri sera in San Faustino, dove si è celebrato il tradizionale appuntamento cittadino del mercoledì santo. Tutto nella basilica, senza la processione lungo la salita del castello fino a raggiungere San Pietro in oliveto.
Il vento forte e le previsioni meteo avverse hanno infatti indotto la Diocesi a rivedere il programma, il tutto a beneficio di una cerimonia più raccolta, ma sentita dai molti fedeli che hanno riempito la chiesa, perfettamente intonata alle riflessioni proposte, tratte dalla lettera enciclica «Dilexit nos» di Papa Francesco, «sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo».
È stato lo stesso monsignor Tremolada a sottolinearlo: «Questa enciclica del Papa - ha detto il vescovo - ci ha fornito una diversa chiave di lettura della Via Crucis. Abitualmente la seguiamo stazione dopo stazione, concentrandoci su quello che Gesù ha subito sul suo corpo, ferito, flagellato e crocifisso.
Ma il segreto della Passione sta in ciò che non si vede di Gesù, nel suo cuore. Del resto ce lo dice anche la nostra esperienza: di una persona insensibile diciamo che "è senza cuore", viceversa percepiamo e viviamo profondamente "ciò che ci tocca il cuore". E durante la Passione che cosa ha sentito Gesù? Certo la sofferenza, il dolore fisico, ma ancor di più il suo cuore era lacerato e angosciato. Tuttavia quello che ci interessa di più è la risposta che ha dato a tutto questo con lo slancio del suo cuore, che è il roveto ardente di un amore che non ha confine.
Come scrive Giovanni raccontando della lavanda dei piedi, "Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine". E li salverà e da quell’amore, da quel cuore lacerato, scaturisce la forza per vincere il male con il bene, anche in questo mondo ferito».
La voce da Gerusalemme
In conclusione monsignor Tremolada ha dato la parola a don Vincenco Peroni, rientrato nei giorni scorsi da Gerusalemme, per una riflessione sostanziata dall’esperienza personale in Terra Santa: «Dal 7 ottobre del 2023 si susseguono notizie tremende, davanti alle quali non si può che rimanere inorriditi e sgomenti. Non si può restare indifferenti, ma non basta sentenziare da lontano. Noi cristiani in Terra Santa - ha ricordato - siamo solo l’1% della popolazione. Qualcuno potrebbe dire: "Che ci stiamo a fare?". Siamo lì anzitutto per condividere il dolore di chi soffre, colpito dalle morti e dalle stragi e anche da tante altre profonde ferite nel cuore, nella psicologia, nelle relazioni. Ecco, le parrocchie, gli ospedali e le scuole cristiani curano il cuore e la mente delle persone per riaprirle alla speranza e per un giorno contribuire all’edificazione della civiltà dell’amore.
Ma soprattutto lo facciamo con l’annuncio del Vangelo, con la liturgia e il servizio di carità, per far capire che l’unica via d’uscita dalla spirale di odio e violenza è il perdono, che è squisitamente cristiano. E anche i pellegrini contribuiscono a quest’opera, nel solco del profetico pellegrinaggio di San Paolo VI. Per questo il loro ritorno, che è possibile, è urgente, per far sentire ai cristiani di Terra Santa che non sono soli, che il male può essere vinto dal perdono se c’è lo stesso sguardo d’amore di Gesù dall’altare della Croce».
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