Tregua a Gaza, i bresciani a Gerusalemme: «Qui con il fiato sospeso»

L’accordo c’è, ma la strada verso tregua tra Israele e Hamas resta in salita. A mettersi di traverso, infatti, le forze dell’ultradestra israeliana, che minacciano il premier Netanyahu. Intanto i bresciani a Gerusalemme sperano che le ostilità finiscano quanto prima.
Fra Giuseppe Gaffurini
La porta di Damasco, a Gerusalemme, è pressoché deserta. Fra Giuseppe Gaffurini, guardiano del convento della Flagellazione, vive qui da quindici anni e racconta del silenzio angosciante, del peso di un vuoto che terrorizza. «Nella città vecchia siamo protetti, perché è il posto più sacro per tutte le religioni. Ma ora ci sono più militari che civili».
Anche lui parla di cautela, perché «sono 15 mesi che annunciano questa tregua, ma sono 15 mesi che le strade restano vuote. A Betlemme tutto è deserto, tutto è chiuso e questo scoraggia molto, ma non smettiamo di sperare per la pace». Come vive la comunità cristiana tutto questo? «Con grande sconforto, c’è una cappa di dolore - ribadisce Fra Gaffurini -. Anche se la Chiesa è riuscita a trattare con Israele: tutti i dipendenti hanno il permesso di uscire da Betlemme, che è blindata, e di raggiungere Gerusalemme perché i cristiani non sono coinvolti direttamente. Certo, muoversi è sempre più difficile: i controlli sono molto intensi, i giovani coloni quando entrano nella città vecchia fanno sempre più paura, perché si sta facendo strada il fanatismo». Ma la speranza c’è e si vede: «In tutte le piazze di Israele, ogni sabato, ci sono centinaia di persone che manifestano contro il governo. Sono tanti gli ebrei che auspicano una vita di comunione con i palestinesi: io - confessa il Guardiano - non so se per perseguire la pace sia sufficiente che Netanyahu vada via, ma sicuramente è indispensabile». C’è però un indizio che fa spazio a un barlume di luce: «Da alcuni giorni il Ministero del Turismo sta accogliendo qui una decina di operatori turistici: questo ci ha dato la speranza che la via dell’accordo sia seria e che i pellegrini possano tornare per le strade di Gerusalemme per la Pasqua».
Monsignor Vincenzo Peroni
La ripartenza dei pellegrinaggi sarebbe insomma il simbolo della tregua per una pace possibile. «L’accordo dovrà essere sviluppato, mettere radici e andare a guarire le cause che stanno dietro a questo conflitto che ha messo a dura prova le popolazioni e le famiglie e che ha tenuto col fiato sospeso l’umanità intera - dice monsignor Vincenzo Peroni, missionario -. Noi siamo qui a servizio dei cristiani di Terra Santa ma anche nel desiderio grande che i pellegrini possano tornare a celebrare la loro fede in questi luoghi e a ridonare speranza ai cristiani che vivono in queste terre».
Barbara Chiodi
Anche su questo fronte, la prudenza resta. Ma qualcosa in effetti si muove: «Ci stiamo organizzando per fare un sopralluogo a giugno con alcuni sacerdoti: una quindicina di persone in tutto, che andranno in Terra Santa per incontrare le persone e le comunità sia palestinesi sia israeliane - racconta Barbara Chiodi, direttrice di Brevivet -. L’obiettivo è parlare con loro e raccogliere le testimonianze rispetto a questi anni di guerra e tensioni. Solo se la tregua, come speriamo, si potrà valutare di ripristinare dall’autunno i pellegrinaggi, che non consistono solo nella visita dei luoghi spirituali e culturali: sentire le testimonianze vuol dire capire cosa significa essere cristiani e vivere in Terra Santa oggi».
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