Vertice Ue: si tratta all'estremo per trovare l'accordo per il prestito all'Ucraina

Non si sa se e quando, nella notte o domani, i 27 leader europei troveranno un accordo su come prestare all’Ucraina inizialmente 90 miliardi di euro per il 2026 e il 2027
Il vertice in corso a Bruxelles sta affrontando uno snodo fondamentale
Il vertice in corso a Bruxelles sta affrontando uno snodo fondamentale
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Non si sa se e quando, nella notte o domani, i 27 leader europei troveranno un accordo su come prestare all’Ucraina inizialmente 90 miliardi di euro per il 2026 e il 2027. La ministra degli esteri Ue Kaja Kallas afferma che le possibilità di un via libera sull’uso pieno degli asset russi sanzionati sono 50/50. Diplomatici europei parlano genericamente di «progressi», altri dicono che la discussione è ancora in alto mare.

Il premier polacco Donald Tusk ribadisce che al centro del confronto c’è di fatto solo il meccanismo che si poggia in massima parte sull’operazione asset russi che grava – per la maggior parte – sulla società belga ma di rilevanza globale Euroclear. È la società che detiene il 90% delle attività della banca centrale russa sotto sanzione.

Ungheria e Slovacchia si chiamano fuori dalla partita. Il Belgio resiste nella richiesta di avere garanzie totali per volume e durata di non restare da sola a sostenere il peso di eventuali decisioni giudiziarie e contromisure russe sfavorevoli.

Il nodo

Le garanzie da fornire al Belgio sono l’aspetto chiave della partita dell’uso degli asset russi immobilizzati dalle sanzioni. Il premier polacco Tusk più volte ricorda che la scelta ha una dimensione tecnico-finanziaria naturalmente, «ma occorre avere bene in mente che i Ventisette devono concordare se sia meglio il denaro adesso o il sangue domani».

Il premier belga De Wever insiste sulla perennità delle garanzie sia in termini di tempo sia in termini di volume. Si temono varie cose e non solo in Belgio. La rivalsa russa presso i tribunali, innanzitutto. E le valutazioni dei mercati sull’affidabilità delle entità finanziarie e istituzioni pubbliche centrali dell’Unione europea circa la tutela del diritto di proprietà.

È vero che la Russia ha citato in giudizio a Mosca Euroclear per un ammontare ben superiore ai 210 miliardi in asset russi sotto sanzione che detiene, tuttavia, lo rileva l’Istituto della scuola di economia di Kiev, le sentenze di una corte russa non sono riconosciute nella Ue e nel Regno Unito. Ci sono però i casi arbitrali per il rispetto degli accordi sugli investimenti e ne esistono fra 18 paesi Ue e la Russia, scadenza più lontana fra 15-16 anni: questo potrebbe essere il limite delle garanzie temporali per la condivisione dei rischi allo scopo di rassicurare il Belgio, dicono alcuni diplomatici.

Quanto alla percezione dei mercati, certo ha fatto un po’ gelare l’allarme di Fitch che ha messo sul tavolo un possibile declassamento del rating di Euroclear (l’operazione riguarda 170 miliardi di liquidità) che può essere resa fragile per i rischi di liquidità in cui può trovarsi (per ipotesi dovendo restituire lo stock alla Russia in tempi rapidi), tuttavia proprio lì sta l’importanza delle garanzie di condivisione nella Ue di tale rischio.

Interessante notare che nei mercati finanziari finora non è emersa tensione da questo punto di vista. In uno degli editoriali di giornata il Wall Street Journal parla dell’operazione europea sugli asset russi come di «un gioco di prestigio per sequestrare in pratica gli asset russi» tuttavia segnala che il prestito di riparazione a Kiev «sarebbe di fatto una confisca, ma preserverebbe la responsabilità di Euroclear nei confronti della Banca Centrale Russa» e che «gli investitori stranieri possono certamente comprendere che questa idea di prestito non è una tipica controversia contrattuale, ma un ricorso eccezionale alla minaccia neo-imperialista di Putin all'Europa. Vladimir Putin non si è preoccupato di violare il diritto internazionale quando ha invaso l'Ucraina».

Le garanzie

Alle 19 il tema prestito all’Ucraina non era stato ancora affrontato dopo l’intervento di Zelensky. Fonti della presidenza del Consiglio europeo indicano che al momento i diplomatici stanno mettendo a punto un testo che specifica gli elementi delle garanzie chieste dal Belgio, che poi sarà sottoposto ai leader. La cosa certa è che, almeno finora, sul tavolo c’è solo, appunto, la proposta del prestito di riparazione dell’Ucraina sulla base dell’uso pieno degli asset russi. Se si troverà intesa sugli elementi delle garanzie, una possibile conclusione è che il Consiglio europeo deciderà di procedere nell’operazione demandando a definizione successiva, nel corso delle prossime settimane, i termini giuridici specifici.

Libero scambio Ue-Mercosur

Quanto all’accordo di libero scambio Ue-Mercosur è stato confermato che una serie di Paesi Ue non sono disponibili a dare il via libera alla firma già prevista sabato in Brasile (da parte di von der Leyen e del presidente del Consiglio europeo Costa).

Del fronte critico fanno parte Francia, Italia, Belgio, Polonia, Austria, Ungheria, Irlanda. La posizione italiana è importante (a parte per la difesa degli interessi degli agricoltori italiani) da punto di vista della possibilità di formare una minoranza di blocco della decisione. Due le questioni aperte per questo fronte: reciprocità e freno d’emergenza. La reciprocità riguarda il fatto che quanto si importa nella Ue deve rispettare i requisiti in materia di ambiente, benessere animale, salute, sicurezza alimentare che sono riconosciuti nell’Unione.

Di conseguenza devono essere prese misure di salvaguardia se ci sono prove che le importazioni che beneficiano di preferenze tariffarie non li rispettano. Il freno d’emergenza riguarda anche il potere della Commissione di far scattare inchieste per misure di protezione quando le importazioni di prodotti sensibili aumentano al di sopra di una certa soglia. Per il Parlamento europeo la soglia del 10% è troppo alta e deve essere dimezzata.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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