Kallas: «Il problema per la pace è la Russia, resisteremo più di Putin»

«Il problema per la pace è la Russia. Anche se l’Ucraina ricevesse garanzie di sicurezza, ma non ci fossero concessioni da parte russa, avremmo altre guerre, magari non in Ucraina ma altrove». Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue ed ex premier estone, Kaja Kallas.
«Nessuna autentica volontà di pace»
«Accogliamo sicuramente con favore – aggiunge – lo slancio verso la pace che anche l’amministrazione statunitense sta mostrando. Purtroppo non vediamo da parte russa un’autentica volontà di pace: sta bombardando costantemente civili e infrastrutture civili ucraine. Prima dobbiamo vedere un cessate il fuoco. Per una pace sostenibile dobbiamo assicurarci che la Russia non attacchi di nuovo. Abbiamo bisogno di concessioni da parte russa, che si tratti di limitare il loro esercito o contenere il loro budget militare».

«Il piano – prosegue Kallas – deve essere tra Russia e Ucraina. E quando si tratta dell’architettura di sicurezza europea, noi dobbiamo avere voce in capitolo. I confini non possono essere cambiati con la forza. Non ci dovrebbero essere concessioni territoriali né riconoscimento dell’occupazione. E non dovrebbero esserci punti sull’architettura di sicurezza europea che diano alla Russia un ruolo diretto».
L’Ucraina nell’Ue
L’adesione dell’Ucraina all’Ue nel 2027 come prevedono gli Usa è accettabile? «L’ingresso nell’Ue – va avanti – è un processo basato sul merito e spetta agli Stati membri decidere. Stiamo andando avanti con i nostri piani – afferma ancora l’Alta rappresentante –. È un messaggio chiaro: primo, alla Russia, che non può resistere più a lungo di noi né spendere più di noi; secondo, all’Ucraina, a cui forniremo il sostegno di cui ha bisogno; terzo, agli Stati Uniti, a cui diciamo che stiamo decidendo su temi che spettano a noi».
«Stiamo potenziando la nostra difesa – conclude – e la nostra industria della difesa. Dobbiamo farlo più velocemente per non dipendere da nessuno: richiede un impegno dell’Ue nel suo insieme, anche da parte dei Paesi che sono molto più lontani dalla guerra e non sentono la necessità immediata».
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