Protesta agricoltori a Bruxelles: «Per l’Italia 9 miliardi in meno»
C’è anche una delegazione bresciana di Coldiretti in mezzo alle migliaia di agricoltori che stanno protestando in piazza a Bruxelles, al grido di «non è questa l’Europa che vogliamo», per «denunciare la deriva autocratica imposta da Von der Leyen, che vuole togliere risorse alle imprese agricole e al cibo sano per finanziare i carri armati, minando così anche la salute dei cittadini consumatori».
A guidare la rappresentanza bresciana, accanto al segretario generale Ettore Prandini e al segretario generale Vincenzo Gesmundo, ci sono Laura Facchetti e Andrea Repossini, presidente e direttore di Coldiretti Brescia. Si segnalano scontri tra alcuni manifestanti e la polizia, ma non risultano coinvolti agricoltori italiani.
La Pac
Presenti anche molti giovani che, sottolinea Coldiretti, «saranno le prime vittime della riduzione del 25% dei fondi della Politica agricola comune e della sua diluizione in un fondo unico. Per l’Italia si tratta di un taglio netto di 9 miliardi, che salgono a 90 se si considera l’intera Ue».
Una decisione da parte di Ursula von der Leyen che i protestanti definiscono «irresponsabile», e che «provocherà il tracollo della produzione agroalimentare europea, favorendo un boom di importazioni da Paesi come quelli del Mercosur, privi degli stessi standard su utilizzo di pesticidi, protezione ambientale e diritti dei lavoratori».
Le parole di Prandini
«Le guerre e i conflitti commerciali di questi ultimi anni hanno fatto emergere la centralità del cibo e la necessità di sviluppare filiere agroalimentari quasi autonome – ha sottolineato Ettore Prandini –. La Cina, nell’ultimo vertice esteso a Russia, India e Brasile, ha posto la filiera alimentare al top delle priorità. Gli Usa, con il Farm Bill, destinano all’agricoltura risorse quadruple rispetto all’Europa. E l’Ue? Taglia i fondi in maniera folle: 90 miliardi in meno, 9 miliardi solo per l’Italia. Von der Leyen così impedisce di produrre cibo di qualità per la salute degli europei e di potenziare le esportazioni».
«Gli altri Paesi – ha proseguito Prandini – agiscono per salvaguardare le proprie produzioni, mentre l’Europa è oggi incapace di proteggere i suoi settori chiave. Senza investimenti perderemo competitività, innovazione e slancio vitale. Da un lato l’Ue favorisce l’ingresso di prodotti coltivati con pesticidi e sfruttamento del lavoro, dall’altro massacra le nostre aziende con la burocrazia, accanendosi spesso su chi è più debole. Non siamo contro gli accordi commerciali, ma servono reciprocità e regole uguali per tutti».
L’intervento di Facchetti
«Siamo a Bruxelles perché l’agricoltura deve tornare al centro delle scelte europee: non è una voce di spesa da comprimere, ma una scelta strategica per la sicurezza alimentare, la tenuta sociale e la salute dei cittadini – ha detto invece Laura Facchetti – oggi vediamo un’Unione che fatica a trovare un ruolo nel mondo, ma che dentro i propri confini rischia di diventare solo regole e burocrazia. Serve più politica, più ascolto, più responsabilità democratica: l’Europa deve tornare a rappresentare i suoi popoli, non a governarli dall’alto».
Coldiretti ha diffuso un manifesto programmatico che inizia con un netto no al Fondo Unico Agricolo: «Servono risorse certe e regole distinte per la Pac, per garantire sicurezza agli agricoltori e cibo di qualità ai cittadini consumatori. Serve anche l’abrogazione della regola dell’origine del codice doganale e l’etichettatura obbligatoria con indicazione del Paese di provenienza, per fermare l’inganno sul cibo ai danni dei consumatori».
Confagricoltura
Alla protesta ha preso parte anche Confagricoltura Brescia, rappresentata da una delegazione di giovani agricoltori dell’Anga Brescia, con in testa Giorgenzo Treves De Bonfili. «Confagricoltura ha partecipato alla manifestazione con una posizione chiara e strutturata – dichiara Treves De Bonfili –: la nostra protesta non è contro l’Europa, ma contro scelte politiche che rischiano di indebolire la Politica agricola comune, riducendone le risorse e appesantendone l’impianto normativo. Una Pac priva di un adeguato sostegno finanziario e di regole equilibrate comprometterebbe la competitività delle imprese agricole europee, esponendole a una concorrenza internazionale che spesso non rispetta gli stessi standard produttivi e di sicurezza».
Il coinvolgimento dei giovani imprenditori agricoli, tra cui la delegazione bresciana, è un segnale forte: le decisioni che oggi vengono discusse a livello europeo avranno un impatto diretto sulle opportunità future di chi ha scelto di investire il proprio lavoro in agricoltura. «Senza una Pac capace di sostenere le nuove generazioni – commenta il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli – il rischio è di accelerare l’abbandono delle campagne e indebolire ulteriormente il tessuto produttivo agricolo europeo. La mobilitazione ha un significato preciso: gli agricoltori chiedono una Politica agricola comune realmente unitaria, dotata di risorse adeguate e non ulteriormente ridotte, capace di garantire competitività, reddito e prospettive di crescita. Servono meno burocrazia, regole più semplici e soprattutto una maggiore tutela del mercato europeo rispetto alla concorrenza dei prodotti provenienti dai Paesi extra Ue».
La deputata Almici
Ad allargare lo sguardo è la deputata bresciana di Fratelli d’Italia Cristina Almici, che evidenzia come «la scelta dell'Italia, condivisa con la Francia e con altri Paesi europei, di non procedere alla firma dell'accordo Ue-Mercosur senza adeguate garanzie per il settore agricolo è una scelta di buon senso e di responsabilità».
E continua: «La presenza degli agricoltori a Bruxelles è un segnale che l'Europa non può più ignorare. Sono al fianco degli agricoltori italiani e, in particolare, di quelli bresciani presenti in queste ore a Bruxelles, che con serietà e determinazione stanno facendo sentire la loro voce. Difendere l'agricoltura significa difendere la sovranità alimentare, la loro, presidio del territorio e sicurezza del cibo».
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