Una vita dedicata alla fede e al servizio: il ricordo del notaio Camadini

Quella del notaio Giuseppe Camadini, scomparso il 25 luglio 2012, è stata una vita radicata nella fede e nella concretezza del servizio. È stato ben ricordato anche ieri sera all’Istituto Paolo VI di Concesio in occasione della tredicesima serata in sua memoria promossa da Fondazione Giuseppe Tovini, Opera per l’educazione cristiana, Istituto Paolo VI, associazione Arte e Spiritualità, Fondazione Banca San Paolo, Editrice La Scuola e Fondazione Togni Cantoni Marca. Tra i presenti anche il nipote Pierpaolo Camadini, presidente dell’Editoriale Bresciana, che ha voluto testimoniare il legame profondo tra il pensiero dello zio e l’attualità dei suoi valori.

Ricordare

Come ha sottolineato Michele Bonetti, presidente della Fondazione Tovini, «iniziative come questa servono a prevenire un difetto del nostro tempo: dimenticare». Bonetti ha poi evocato le tre dimensioni della «costruzione» camadiniana: personale, familiare e comunitaria, sottolineando come il notaio abbia incarnato una profonda coerenza tra ruoli e competenze, legami familiari solidi e una presenza incisiva nella vita civile.

A ribadire l’importanza della memoria come tessuto di relazioni vitali è stato don Angelo Maffeis, presidente dell’Istituto Paolo VI: «La memoria ci rende umani ed è fatta di affetti e legami ma anche di istituzioni che esprimono la continuità di un interesse, di una prospettiva, di una presenza cristiana».

Poi spazio ai ricordi di chi conosceva il notaio Camadini: il vicedirettore del Giornale di Brescia, Giorgio Bardaglio, ha chiesto di rispolverare la memoria a Gian Maria Seccamani, presidente dell’associazione Arte e Spiritualità, che ha ricordato come «in un’epoca in cui l’arroganza è spesso cifra del potere, Camadini era l’opposto: una persona semplice e attenta agli altri, che amava le istituzioni come strumento per servire la Chiesa e la comunità».

Intenso anche l’intervento del cappellano della Poliambulanza, don Gianluca Mangeri, che ha raccontato il suo primo incontro con il «dottor Giuseppe», come lui lo chiamava, avvenuto il 5 luglio 1992. Quel giorno Mangeri, allora giovane studente, celebrò la messa in ricordo di Gianfranco Camadini, il fratello di Giuseppe morto in un incidente nel 1954.

«Quella ferita rimase per sempre nel cuore del dottor Giuseppe» ha ricordato, rievocando il momento in cui Gianfranco, pochi giorni prima della tragedia, gli chiese se fosse pronto a diventare notaio.

«Lui studiava Diritto internazionale, pensava di fare l’assistente universitario ma il 5 luglio cambiò tutto – ha ricordato don Mangeri –. Discusse la tesi il giorno dopo il funerale ma da lì in poi scelse una strada diversa».

Musica e arte

La cerimonia è stata conclusa dal direttore artistico della Collezione Paolo VI, don Giuliano Zanchi, che ha presentato i sei finalisti della nona edizione del Premio musicale Giulio e Giulio Bruno Togni, selezionati tra oltre 110 candidati: Vanshika Agrawal, Alessandra Calò, Nicola Evangelisti, Silvia Serenari, Concetta Modica, Kanaco Takahashi e Liu Zhiyu. Il 4 ottobre alle 17 verrà inaugurata la mostra collettiva con le loro opere al termine della quale sarà proclamato il vincitore, cui verrà riservata una mostra monografica.