L’ultimo saluto a Elisa Noventa con la promessa di non dimenticarla mai

Francesca Zani
Chiesa di Virle gremita per la 22enne morta in A4: parole strazianti da sorella e fidanzato
L'arrivo del feretro alla chiesa di Virle - © www.giornaledibrescia.it
L'arrivo del feretro alla chiesa di Virle - © www.giornaledibrescia.it
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La grande chiesa dei Santi Pietro e Paolo era già gremita molto prima che la bara di Elisa Noventa varcasse la soglia. Una folla silenziosa e composta ha accolto la giovane di 22 anni, morta la sera del 4 settembre in un incidente lungo l’A4: l’auto guidata dal fidanzato Matteo si è schiantata contro un tir fermo in una piazzola di sosta, senza lasciarle scampo. Non solo Virle, ma anche paesi vicini hanno voluto stringersi attorno alla famiglia, testimoniando un dolore che ha oltrepassato i confini della comunità.

Il dolore e l’abbraccio

Il feretro, di legno chiaro decorato da stelle blu, è stato accompagnato da due cuscini di girasoli, «i fiori che cercano il sole e guardano verso Gesù», ha spiegato don Attilio Riva, amico di famiglia e celebrante della funzione. Lo stesso sacerdote che aveva unito in matrimonio i genitori Enrica e Luca, battezzato Elisa e accompagnato i suoi sacramenti, senza mai pensare di doverne celebrare prematuramente il funerale.

Il feretro nella chiesa di Virle - © www.giornaledibrescia.it
Il feretro nella chiesa di Virle - © www.giornaledibrescia.it

Il dolore dei genitori e della sorella Ilaria si è intrecciato con l’abbraccio sincero di parenti, amici e soprattutto dei tanti coetanei accorsi. Per molti di loro, forse per la prima volta, la durezza della perdita è stata vissuta in un silenzio composto, con occhi colmi di lacrime. Rivolgendosi ai ragazzi, don Attilio ha lanciato un appello: «Non dimenticate l’amore di Cristo. Chiediamo a Gesù perdono e speranza». Citando il Vangelo di Marco e il passo della barca nella tempesta, ha ricordato come la fede possa placare le paure e sostenere anche nel dolore più profondo.

Elisa, ha detto, «ha vissuto con un sorriso che accendeva chi le stava vicino. Ha studiato, lavorato, sognato. E anche nella morte ha voluto donare luce»: la scelta di donare i propri organi è stata definita «un testamento d’amore, il dono della vita che genera altra vita».

Poco prima della conclusione, la voce della sorella Ilaria ha commosso tutti: «Sei metà della mia anima, ti vedrò in ogni gesto. Tu sarai sempre il mio raggio di sole». Poi quella del fidanzato Matteo: «La tua anima esiste ancora, tu sarai con noi. Nulla è cambiato, non ti abbandonerò mai. Ti amo, piccolina». Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita della bara. Era un saluto, ma anche una promessa: quella di non dimenticare mai Elisa, la sua luce e il suo sorriso, che continueranno a vivere nel ricordo di chi l’ha amata.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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