Cronaca

Treni assenti o sporadici, nel Bresciano 300mila persone in difficoltà

Per una persona su cinque muoversi sui binari è impossibile: i mezzi pubblici sono troppo lontani o troppo pochi
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Treni lontani per un bresciano su cinque
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Sembra un paradosso: la ricca Lombardia, «traino economico del Paese», sopravanza tutte le altre regioni per popolazione e densità urbana, eppure affonda nella fragilità delle reti ferroviarie locali. Secondo l’ultimo report di Ifel (declinato nella piattaforma «Lombardia infatti»), la regione conta circa 1.920 km di linee ferroviarie e 428 stazioni operative. Ma è nel dato demografico il vero squilibrio: il 16% dei lombardi, pari a circa 1,6 milioni di persone, vive in comuni dove la stazione non è raggiungibile in tempi ragionevoli (tradotto: entro i 15-20 minuti e possibilmente utilizzando mezzi pubblici). E la nostra provincia non fa eccezione.

Questo non è un dato indifferente: è un bivio tra chi resta (o fugge) dai piccoli paesi e la città. Perché nei borghi, dove chiudono scuole, negozi e ambulatori, la mancanza di collegamenti è la goccia che fa traboccare il vaso. Lo confermano anche i dati Istat (elaborati da Openpolis): un terzo dei comuni italiani è distanziato dai treni, non può contare su una stazione vicina o su un accesso agevole o, quando può farlo, le corse sono talmente poche da essere quasi disincentivanti. E, di nuovo, la nostra provincia non fa eccezione.

Tempi

Una cifra per avere la dimensione del fenomeno: nel Bresciano circa 300mila residenti vivono in territori nei quali la stazione ferroviaria è bocciata come non accessibile o non prossima. Stiamo parlando del 23,8% della popolazione di casa nostra, una città fantasma non definita da confini nitidi ma che esiste. Cosa significa? Che per una persona su 5 il treno è lontano, irraggiungibile su strade adeguate, completamente scollegato dal trasporto pubblico oppure c’è ma tra una corsa e l’altra passa troppo tempo. In parecchi casi, poi, anche il bus resta un miraggio.

È un territorio di valli riparate, borghi abbarbicati e una comunità nella comunità che, ormai, si è abituata a fare da sé (ma anche la famosa «resilienza» ha un limite). La linea Brescia-Iseo-Edolo, l’unico percorso ferroviario in Valcamonica, attraversa decine di comuni. Eppure solo poche fermate restano attive con corse frequenti, al servizio di chi studia o lavora. Per molti, troppi, l’unica possibilità è ancora una sola: salire in auto. Il dato è più amaro se si pensa che il 77% dei comuni lombardi, dove risiede il 92% della popolazione regionale, ha una stazione entro 5 km.

Disagi in stazione a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Disagi in stazione a Brescia - © www.giornaledibrescia.it

Servizi

Il legame tra isolamento infrastrutturale e declino demografico è ormai conclamato. Comuni come quelli della Valcamonica – Ceto, Nadro, Cimbergo, Paspardo, Cevo, Niardo, Esine, Borno – vivono una perdita demografica costante. Il treno manca del tutto e molti nuclei sono esclusi anche da un servizio bus efficiente. Il report «Lombardia infatti» di Ifel rivela che, a fronte di un potenziamento della rete ferroviaria (+95 km dal 2023 al 2025), cresce anche il numero di servizi. Ma a rallentare il processo ci si mette il teorema di soppressioni quotidiane, che aumentano: solo nel 2024 arrivano a quota 52 le corse al giorno sospese o cancellate. E in questi contesti già fragili, ogni cancellazione pesa.

Le istituzioni regionali e il Gruppo Fs sembrano aver capito che un problema esiste. Il progetto «Stazioni del territorio» punta a trasformare gli scali dei comuni con meno di 15mila abitanti in hub multiservizio, centri polifunzionali utili alla vita quotidiana. L’obiettivo è ridare centralità – anche simbolica – a quei luoghi che rischiano di scomparire. In Lombardia, Regione ha stanziato oltre 60 milioni per il bando «Multimodale urbano» destinato a riqualificare e migliorare l’intermodalità nei pressi di alcune stazioni. Un segnale che qualcosa si può mettere in moto, anche se la presa sul territorio resta assai limitata.

Non è solo una questione tecnica. Se nel 2025 ancora un milione e mezzo di lombardi vive lontano da una stazione e circa 300mila solo nella provincia di Brescia, è perché si è investito troppo poco sulla mobilità locale. Spopolamento significa paesi che si spengono e la carenza di collegamenti è la causa principale. È la conseguenza di un territorio che ha dato priorità all’asfalto, alle autostrade, al traffico su gomma anziché allo sviluppo di un’accessibilità vera e diffusa al trasporto pubblico. La Lombardia – e Brescia in particolare – non possono permettersi altri ritardi. Perché dietro ogni stazione mancante, c’è una comunità che si allontana. E una storia che rischia di non avere più un binario su cui correre.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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