Trekking urbani per scoprire la storia e le aree verdi di Brescia
Un giardino immerso in un quadro medievale, tra il canto di uccelli e il profumo di castagne. È il Parco della biodiversità, una delle tappe del primo percorso del Trekking verde urbano promosso dal Comune e partito ieri: otto chilometri, tre ore di cammino e una città che si mostra in tutta la sua bellezza.
In totale gli itinerari sono 16 e fanno parte del Piano del Verde e della Biodiversità. L’obiettivo è fare conoscere ai cittadini la storia e gli spazi verdi di Brescia. Alla camminata che si è tenuta ieri ha partecipato una cinquantina di persone.
Il percorso
Il ritrovo è stato allo stand «Le X Giornate Arena» in piazza del Mercato: qui il presidente della Fondazione Soldano, Daniele Alberti, ha guidato i presenti alla scoperta del festival, illustrando brevemente il percorso urbano, sulle le note del pianista Cyrille Lehn.
Poi ombrello in mano, si è partiti. Primo stop: piazza Paolo VI, cuore religioso della città. Da un lato il Duomo vecchio con la sua pianta circolare che rimanda a modelli dell’epoca romana. Dall’altro il Duomo nuovo realizzato con due tipologie di roccia calcarea di Botticino: la prima, bianca, per via del residuo argilloso e l’altra, il medolo, di colore rossiccio perché ricca di elementi terrigeni. Accanto a quello religioso, il percorso mostra il volto politico della città: il medievale palazzo Broletto, oggi sede degli uffici del Comune, della Provincia e della Prefettura.
Corridoio Unesco
Dal Medioevo si torna ancora più indietro: all’epoca romana. Attraversando via dei Musei si raggiungono il Capitolium e il teatro romano che dal 2011 fanno parte del patrimonio Unesco. Gli scavi del teatro partiranno a breve al fine di restituire a questo luogo la sua funzione originaria.
Il percorso conduce poi nel primo chiostro di Brescia: il complesso monastico di San Salvatore-Santa Giulia. Appena entrati saltano agli occhi due alberi: un cachi e un aoghiri, figli di quelli sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Sono il risultato dell’iniziativa internazionale «Kaki Tree Project» che diffonde i semi delle piante sopravvissute come segno di pace e rinascita.

Camminata veloce attraversando il chiostro di Santa Maria in Solario e si arriva al Viridarium: uno spazio verde che richiama i giardini delle case romane e dove oggi sono piantati alberi di pero, melograno e mirto già utilizzati nella cucina di quell’epoca.
Fascia filtro
Dopo sei chilometri arriviamo in una delle strade più trafficate e inquinate della città, via Filippo Turati. Qui la natura non è solo ornamento, ma svolge una funzione da filtro all’inquinamento.

Le specie arboree sono state selezionate per questo motivo con cura: le conifere e le querce, con le loro foglie ruvide, trattengono le polveri sottili, mentre pioppi e tigli, con foglie ampie e lisce, assorbono i gas nocivi.
Il vigneto
Il trekking tocca anche il vigneto urbano Pusterla, il più grande d’Europa, dove si coltiva l’uva bianca Invernenga. Secondo qualcuno questo nome deriva dall’abitudine passata dei bresciani di fare appassire l’uva nei solai e mangiarla a Natale. Per altri invece nasce dalla sua raccolta a ridosso dell’inverno. Risalente al 1037, il vigneto è oggi di proprietà della famiglia Rabotti, titolare della cantina Monte Rossa in Franciacorta, che ora produce anche il Pusterla.
Qualche centinaio di metri dopo si arriva al Parco della biodiversità, realizzato nel bosco della Montagnola. Appena si entra colpisce il profumo dei castagni; i colori dei frutti, il canto degli uccelli e il suono del corso d’acqua offrono un ambiente davvero piacevole e rilassante.

Il gran finale è in Castello, che si raggiunge dopo aver percorso la «strada del soccorso», il passaggio che consentiva di entrare o uscire dalla Rocca sul Cidneo in modo protetto e nascosto.
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