Tasse «troppo alte»: UniBs segnalata, ma è una questione contabile

Il rettore Castelli chiarisce la situazione dopo la nota del Ministero: «Effetto tecnico legato alla riduzione del fondo statale»
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UNIBS, tasse sopra la soglia
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C’è anche l’Università degli studi di Brescia nell’elenco degli atenei italiani che hanno superato la soglia di legge sulla contribuzione studentesca.

Il dato arriva da un monitoraggio realizzato dal Ministero dell’Università, che ha rilevato come a Brescia il gettito da tasse universitarie abbia raggiunto lo 20,09% del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) erogato dallo Stato, sforando, anche se di pochissimo, il limite massimo consentito del 20%, fissato da una legge del 1997.

Studenti sulla scalinata che domina il cortile di Economia
Studenti sulla scalinata che domina il cortile di Economia

A chiarire i contorni della vicenda è il rettore Francesco Castelli, che parla di una questione esclusivamente tecnica legata al bilancio previsionale 2024: «Abbiamo stimato l’Ffo sulla base dei valori dell’anno precedente, come avviene normalmente. Ma per ragioni contingenti lo Stato ha ridotto l’entità del fondo stesso: il denominatore è sceso, e così il rapporto percentuale è salito, pur senza alcun aumento della contribuzione studentesca».

No tax area e borse

Il rettore respinge ogni ipotesi di aggravio per le famiglie: «Non solo non abbiamo aumentato le tasse, ma abbiamo rafforzato il sostegno al diritto allo studio. A Brescia la no tax area è stata estesa dai 22mila euro di Isee previsti dalla legge a 24mila euro: questo consente a circa il 30% degli studenti di non pagare alcuna tassa. Inoltre ogni anno destiniamo risorse proprie dell’ateneo per borse di studio agli studenti idonei non beneficiari».

Va anche sottolineato che il numero degli iscritti all’Università di Brescia è in crescita e che, se nel calcolo si fossero considerati soltanto gli studenti in corso – e non anche i fuori corso e gli internazionali –, l’ateneo sarebbe rimasto nei limiti di legge. In ogni caso con l’aumento dell’Ffo per il 2025 la situazione dovrebbe tornare entro la soglia consentita.

Il caso bresciano si differenzia peraltro da situazioni critiche: al Politecnico di Milano la quota di finanziamento da tasse è pari al 34,81% dell’Ffo, all’Insubria al 27,87%, alla Ca’ Foscari di Venezia al 24,65%. Leggermente sopra la soglia anche Milano-Bicocca (22,64%), Padova (22,06%), lo Iuav di Venezia (20,42%), Modena-Reggio Emilia (20,32%), Pavia (20,22%) e, appunto, Brescia.

Alla Crui

La questione resta però aperta. Giovedì 16 ottobre la Conferenza dei rettori (Crui), riunitasi a Roma, ha avviato una riflessione condivisa: il tema tocca infatti il delicato equilibrio tra autonomia universitaria, diritto allo studio e sostenibilità economica del sistema, con possibili implicazioni politiche e normative. La presidente Laura Ramaciotti è stata incaricata di raccogliere proposte da sottoporre al Ministero in tempi rapidi.

Intanto l’Unione degli Universitari (Udu) chiede interventi strutturali: «Molti atenei aggirano le regole per apparire in regola – scrivono gli studenti – ma il limite del 20% non va toccato. Serve più finanziamento pubblico, non più oneri per gli studenti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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