Lo spettacolo teatrale «Ordini diversi» della Tøn conquista Monza

Marco Zanetti
La compagnia bresciana, che annovera anche persone con disabilità, si prende la scena al festival «Lì sei vero». Riconoscimenti per la miglior regia e miglior attrice
La compagnia «Teatro senza nome» sul palco - © www.giornaledibrescia.it
La compagnia «Teatro senza nome» sul palco - © www.giornaledibrescia.it
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Raccontare, raccontarsi, senza paura né confini, né fisici né ideologici. Ad un anno dal debutto, lo spettacolo «Ordini diversi» raccoglie due riconoscimenti prestigiosi alla 9ª edizione del Festival nazionale del teatro senza barriere «Lì sei vero», svoltosi nei giorni scorsi al teatro «Binario 7» di Monza.

Qui è stato consegnato il premio per la miglior attrice a Lupita Braga («perché ha dimostrato di saper dominare la scena con intelligenza, dettando il ritmo dello spettacolo e guidando il gruppo», si legge nelle motivazioni), nonché quello per la miglior regia ad Anna «Nina» Arioli che, col collega Vittorio Borsari, da dietro le quinte ha «saputo trasmettere con soluzioni sceniche molto efficaci una coralità che non è solamente teatrale, ma precisa intenzione comunicativa», scrive la giuria del concorso.

Emozioni

Emozioni a mille, dunque, per tutti i componenti della compagnia «Tøn - Teatro senza nome», la quale annovera in sé persone diversamente abili dell’associazione «Un sorriso di speranza» di Montichiari e alcuni attori volontari, che hanno sposato con grande entusiasmo il progetto di teatro inclusivo nato nel gennaio del 2023. Da allora, poco alla volta, le differenze tra gli uni e gli altri sono state assottigliate dalla bellezza e dalla semplicità del racconto schietto interpretato sul palco: un luogo speciale, questo, dove ogni difetto personale può diventare qualcosa di unico, da valorizzare, e dove quello che è solitamente superfluo lascia spazio all’essenziale.

Prende così forma una commistione potente, «durante la quale avviene uno scambio continuo di sguardi, gesti e abilità – precisa Nina –. E, lo dico da mamma con una figlia diversamente abile, ogni sfumatura diventa un utile volano per appianare le distanze e cercare di rendere il teatro una vera proposta artistica in cui esprimersi liberamente si rivela un plus in termini relazionali e di crescita dei singoli. Che ci si creda o meno, si crea sempre un clima di "risonanza"... o almeno noi la chiamiamo così quella sensazione di dare e ricevere perpetua, naturale e quasi automatica, senza sovrastrutture particolari ma dettata anzi dalla pura emotività. Un’esperienza gratificante dai tratti terapeutici, che regala benessere in ogni direzione».

E tutto ciò, già di per sé fantastico dal punto di vista sociale, prende ancor più forza se inserito in una drammaturgia – ossia quella di «Ordini diversi» – che viaggia su vari livelli di linguaggio (fisico, astratto, sonoro) e giunge dritta alla pancia del pubblico. Chi è infatti seduto in poltrona viene condotto per mano nel mondo della disabilità che c’è e desidera avere voce.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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