Spanò al tribunale civile, «in 17 anni anni non sono mai insorte criticità»

«Nel corso dei 17 anni di convivenza all’interno del medesimo Palazzo di Giustizia non sono mai insorte criticità da parte dell’utenza, ossia da parte di coloro che, almeno astrattamente, avrebbero potuto avere interesse a segnalare eventuali profili di incompatibilità».
È quanto scritto dai magistrati di Brescia Roberto Spanò e Roberta Panico, marito e moglie, nella memoria depositata al Csm contro la pratica di incompatibilità – proprio per il rapporto di coppia – sulla quale il Csm era intervenuto disponendo il trasferimento della pm dell’antimafia.
Un trasferimento bloccato dalla scelta del marito, il giudice Spanò, che ha deciso di passare al settore civile dopo un’intera carriera spesa nel penale e con il processo per la Strage di Piazza della Loggia in corso.
La questione dell’incompatibilità era stata sollevata davanti al Csm dalla presidente della seconda sezione penale del tribunale di Brescia Cristina Amalia Ardenghi durante un’audizione in commissione sui carichi di lavoro nelle diverse sezioni penali. «I dati statistici – hanno scritto Spanò e Panico – hanno dimostrato che, a far data dall’anno 2018, solo 3 processi su 1830 (di cui uno monocratico) sono transitati dalla Prima alla Seconda sezione penale in ragione dell’incompatibilità».
E ancora: «Abbiamo sempre agito con trasparenza alla luce del sole, senza mai nascondere nulla. Abbiano esplicitato senza ritardo sin dall’insorgere il nostro legame affettivo. Non siamo mai stati ricusati, né in ragione del rapporto di coniugio, né per altri motivi. Mai si sono verificate interferenze tra le reciproche attività lavorative».
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