Fragilità a Brescia, Giorgio: «Così ho aperto casa mia a un clochard»

Ma come mai non si usano gli spazi vuoti in città per creare nuovi posti letto per chi ne ha necessità? A chiederlo è Giorgio, che nei mesi scorsi ha provato ad aiutare una persona che un tetto sulla testa non ce l’ha. E lo ha fatto ospitandolo a casa per qualche giorno.
Invisibili
«Questo – scrive – è un argomento che, a mio avviso, sta passando troppo sotto traccia nella nostra città ricca e, credevo, accogliente: sono troppi i senza fissa dimora che dormono all’aperto e al freddo per mancanza di posti disponibili. È una realtà che ho scoperto nei dettagli ospitando uno di questi invisibili in casa, per alcuni giorni soltanto, perché avevo poi emergenze familiari. Per cercargli un posto almeno provvisorio ho contattato Comune, associazioni, parrocchie, assistenti sociali, dormitori. Le porte sono chiuse, oppure si aprono per pochi giorni, o hanno tempi di attesa lunghissimi. Eppure, mi hanno detto più volte, in città e dintorni ci sono conventi deserti ed inutilizzati, decine di case popolari sfitte e abbandonate, c’è l’Aler, ci sono proprietà comunali in abbandono».
Edifici
Certo è che questo villaggio di (ex) invisibili, adesso, è diventato più visibile. Non solo perché negli ultimi anni sono aumentati i senzatetto, ma anche perché – via via – alcuni grandi luoghi classificati come «epicentro del degrado» sono stati o abbattuti o riqualificati (due esempi: via Milano 140/b e la ex Ideal Standard), con l’effetto domino di non rappresentare più dei punti di riferimento per le marginalità.
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