Referendum licenziamenti, Garza (Azione): «No a formule che non tutelano»

Tra chi, convintamente, è per andare sì ai seggi ma per mettere la croce sul «no» al primo dei cinque quesiti referendari proposti nella consultazione dell’8 e 9 giugno c’è Azione.
Perché per il partito di Carlo Calenda non si dovrebbe cancellare l’attuale legge sul contratto di lavoro a tutele crescenti? A spiegarlo è il segretario provinciale, Marco Garza: «Come Azione, siamo contrari a questo quesito referendario perché crediamo che il lavoro vada tutelato con strumenti nuovi, non con il ritorno a vecchie formule ideologiche che non rispondono più alla realtà del mercato del lavoro. L’obiettivo deve essere quello di rafforzare le tutele dei lavoratori rendendole più eque ed efficaci, non quello di irrigidire il sistema con automatismi che finiscono per penalizzare proprio chi cerca di entrare o rientrare nel mondo del lavoro».
Non solo. La disciplina sui licenziamenti illegittimi – ricorda Garza – «è stata già corretta in modo sostanziale dalla Corte costituzionale, che ha reintrodotto la possibilità di reintegro in diversi casi e aumentato i margini di tutela economica per i lavoratori, fino a 36 mensilità. Parlare oggi di Jobs Act come se fossimo nel 2015 è semplicemente fuorviante».
Qualità dell’occupazione
Per il segretario provinciale di Azione il vero nodo da affrontare «non è la rigidità dei contratti, ma la qualità dell’occupazione e il livello troppo basso dei salari. Serve un’azione concreta su due fronti: introdurre un salario minimo legale per combattere il lavoro povero e detassare il salario di produttività per valorizzare chi lavora di più e meglio. Lo abbiamo detto chiaramente: serve una politica del lavoro che punti su formazione, produttività, innovazione e sicurezza, non su una giustizia del lavoro fatta solo di ricorsi e reintegre. Dobbiamo costruire un mercato moderno, dove le imprese siano incentivate ad assumere e i lavoratori siano tutelati realmente, non solo formalmente. Siamo favorevoli a un mercato del lavoro più giusto, ma anche più dinamico che non ostacoli le assunzioni, in particolare per i giovani e per chi è fuori dal mercato del lavoro».
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