Rapina in centro, dopo la paura resta la rabbia per le multe
Verrebbe da dire che la vera raffica non è stata sparata dalla pistola impugnata dal rapinatore sotto i portici, ma è uscita dal blocchetto delle multe per poi finire sotto il tergicristallo della Mercedes blu della proprietaria della gioielleria.
I parcheggi
«L’ho detto alla sindaca, che non servono passerelle, ma più attenzione al commercio. Non porto in giro caramelle ma soldi e gioielli. Non posso parcheggiare nel parcheggio sotterraneo dove mi hanno derubato due volte in due anni e ci sono le baby gang. Fatemi pagare come fanno altri gioiellieri in zona, ma lasciatemi parcheggiare un’auto al sicuro o al primo piano di piazza Vittoria o qui al negozio. C’è spazio per 10 auto. Invece oltre al danno della rapina, della paura che ci è rimasta, di mio figlio ferito al volto e ricoverato, ci si misura con la rigidità di chi, inflessibile, allo scadere della mezz’ora, ti sanziona davanti al negozio». Renata Dini è esasperata: oltre i 300mila euro rapinati ci sono anche questi soldi e questi disagi che danno rabbia.
La solita multa sul vetro
«Vengo chiamata tutte le ore per accertamenti da Carabinieri, dalla Sis e dalla Questura e allo scadere della mezz’ora mi trovo la solita multa sul vetro. Ma venerdì questo zelo dov’era?». Gli occhi della donna che ancora prova la paura dell’aggressione scorrono sulla vetrina disastrata: «Mi hanno detto di non toccare nulla e così abbiamo fatto». Della razzia resta un bracciale in oro bianco e pietre preziose sul velluto bianco, sfuggiti alle grinfie dei ladri. «In settimana dovrebbe fare altri accertamenti. Mio figlio è stato dimesso ieri sera (domenica): era troppo gonfio al volto per essere operato. Rientrerà in ospedale mercoledì. Intanto pagherò le multe al Comune. Le ulteriori che ho preso e che prenderò».
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