Rapina in centro, la titolare: «Uno prendeva a testate mio figlio, ho provato a fermarlo»
«Non ho pensato ad altro che a proteggere mio figlio. Dei gioielli, della mia incolumità in quegli istanti non mi è interessato proprio nulla. Così mi sono gettata sul rapinatore che con il casco lo stava prendendo a testate. Ma, si figuri, quello mi ha lanciato di qua e di là come uno straccio». Non ha chiuso occhio tutta notte. Con un dolore acuto alle costole, eredità della colluttazione avuta con i due malviventi che le hanno ripulito la gioielleria, e negli occhi la violenza subita attorno alle 19 di venerdì, Renata, titolare insieme al figlio de «I Gioielli di Rossana» difficilmente ci riuscirà nei prossimi giorni.
La sequenza
Ancora visibilmente scossa dodici ore dopo il brutale colpo subito, la signora riavvolge il nastro e lo riporta alle 18,45 di venerdì per ripercorrere tutta la sequenza. «Prima è entrata una donna. Avrà avuto 40, 45 anni. Una mora, non l’avevo mai vista prima. Mi ha fatto un paio di domande, mi sembrava confusa, ho capito subito che non aveva intenzione di acquistare. Poi – racconta Renata – si è messa davanti ad una vetrinetta, dando le spalle alla cassa. Ha tirato fuori il cellulare e mandato un messaggio. Pochi istanti dopo al campanello hanno suonato due signori. Sono entrati, hanno chiesto informazioni su un orologio e sono usciti. Anche loro avranno avuto una cinquantina d’anni. Tutti e tre parlavano italiano, ma italiani non mi parevano. Nell’uscire i due hanno tenuto la porta aperta e dentro si sono infilati quei due con il casco in testa. Uno si è chinato per mettere un fermo alla porta». Poi all’interno della gioielleria di via X Giornate si è scatenato l’inferno. «Mio figlio ha cercato di bloccarli, si è avventato su uno dei due, che lo ha preso a testate con il casco, mentre l’altro ha afferrato tutto quello che si è trovato per mano».
Il bilancio

Il bollettino medico alla fine sarà particolarmente pesante. Al termine della colluttazione i medici del pronto soccorso diagnosticheranno la frattura dell’orbita, dello zigomo e del setto nasale al 47enne titolare della gioielleria che già nel pomeriggio di ieri è stato ricoverato in maxillo facciale per un intervento chirurgico.
Pesante anche il bottino: il colpo ai due malviventi, ammesso e non concesso che i componenti della banda non siano cinque come sospetta la signora Renata, ha fruttato più di 300mila euro. «Ci hanno portato via tutti gli orologi, tutti Rolex, compreso un Daytona in oro – racconta la vittima –, oltre a due girocolli in diamanti di assoluto valore». Inutile il tentativo di intralciare la fuga dei rapinatori. «Io ci ho provato – racconta ancora –, sono uscita dal negozio e sono andata verso il monopattino, gliel’ho buttato a terra nel tentativo di rallentargli la fuga, ma non è servito a nulla. Anzi il rapinatore mi ha preso e scagliato a terra. Poi ha sparato un colpo di pistola. È lì che probabilmente mi sono fatta male alle costole».
La fuga
Le urla della signora invadono i portici e inseguono senza effetto i rapinatori che, a bordo dei monopattini elettrici, sfrecciano tra i passanti nel salotto buono della città. Qualcuno cerca di bloccare la loro corsa: una commessa riesce a strappare un lembo dello zaino scaldavivande da rider utilizzati per trasportare il bottino, ma di più non riesce a fare. In pochi istanti, immortalata da decine di telecamere di sorveglianza della zona e pure da qualche telefonino, la fuga è completa. Restano dolore e rabbia. «Non è la prima volta che mi rapinano. In via Cremona, più di vent’anni fa – dice la signora Renata – mi capitò due volte. Mi legarono, anzi incaprettarono. Lo fecero perché non volevo pagare il pizzo. Ventiquattro anni fa ci siano spostati in centro proprio per questioni di sicurezza. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi in questa condizione sotto i portici: vittima di una rapina, venerdì sera, in orario di punta. Speriamo di recuperare qualcosa. Speriamo che trovino i responsabili. Di sicuro comunque non gliela daremo vinta, ci rimboccheremo le maniche e ripartiremo».
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