Putin attacca l’Europa: «Se vuole la guerra noi siamo pronti»

La minaccia dello zar prima di ricevere Witkoff al Cremlino. Il tycoon sconsolato. Zelensky: «Temo gli Usa ci abbandonino»
Vladimir Putin e l'inviato speciale degli Usa Steve Witkoff - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Vladimir Putin e l'inviato speciale degli Usa Steve Witkoff - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Colloqui serrati al Cremlino tra russi e americani, cominciati quando a Mosca erano ormai le 20, per cercare di mettere un punto alla guerra in Ucraina. Ma la sua posizione Vladimir Putin l'ha fatta capire chiaramente prima di ricevere Steve Witkoff e Jared Kushner: la Russia respinge come «inaccettabili» le proposte di modifica degli europei al piano di pace di Donald Trump, perché hanno «solo un obiettivo, quello di bloccare l'intero processo di pace» perseguito dal presidente americano.

«Se l'Europa vuole la guerra, noi siamo pronti», ha tuonato lo zar prima di incontrare gli americani, attaccando anche le autorità di Kiev che «sembrano vivere su un altro pianeta», rifiutando di riconoscere la situazione per loro sfavorevole sul campo di battaglia. Nemmeno le ultime dichiarazioni di Trump giustificano l'ottimismo. La guerra in Ucraina è un «disastro», ha detto. «La nostra gente è in Russia per risolvere la situazione, non è una situazione facile, lasciatemelo dire», ha riconosciuto il capo della Casa Bianca. Mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso che qualcuno degli alleati di Kiev «è stanco» e lui teme che Washington possa perdere interesse ai negoziati. «L'obiettivo della Russia è quello di far perdere interesse all'America in questa situazione», ha affermato il leader ucraino.

La giornata

L'inviato speciale Usa Witkoff, accompagnato dal genero del tycoon Kushner, sono arrivati a Mosca nel primo pomeriggio, e subito sono stati presi in consegna da Kirill Dmitriev, il consigliere di Putin per gli investimenti esteri con il quale lo stesso Witkoff ha instaurato uno stretto rapporto da mesi e che aveva ricevuto a Miami alla fine di ottobre per discutere le proposte di pace per l'Ucraina. Un pranzo in un rinomato ristorante, una visita al Teatro Bolshoi e una passeggiata sulla Piazza Rossa hanno preceduto le discussioni al Cremlino, dove Putin è stato affiancato dallo stesso Dmitriev e dal consigliere per la politica estera Yuri Ushakov.

Chiara la linea di Mosca, che sul terreno rafforza le sue posizioni e che poche ore prima aveva annunciato la conquista della strategica città di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, smentita da Kiev. «La Russia – ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov – rimane aperta ai negoziati di pace». «Ma attraverso i negoziati – ha aggiunto – dobbiamo raggiungere i nostri obiettivi ed eliminare le cause iniziali dell'operazione militare che abbiamo iniziato».

Tali obiettivi non sono solo territoriali, perché Mosca non cessa di insistere sulla necessità che l'Ucraina rinunci ad entrare nella Nato e in ogni alleanza militare con gli occidentali, perché la presenza di basi e truppe straniere sarebbe vista come una minaccia dalla Russia. Le posizioni assunte invece dagli europei, in particolare dalla Coalizione dei Volenterosi, tra i quali si continua a parlare dell'invio di truppe di «rassicurazione», dimostra, secondo Putin, che l'Europa occidentale non ha rinunciato al sogno di «infliggere una sconfitta strategica alla Russia».

Steve Witkoff - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Steve Witkoff - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Ciò dimostra che questi Paesi «sono ancora a favore della guerra», ha accusato il capo del Cremlino, per lanciare poi un durissimo monito. «Non combatteremo con l'Europa, come ho già detto cento volte – ha scandito – ma se all'improvviso l'Europa decide di combattere e avvia le ostilità, siamo pronti a rispondere immediatamente, e nessuno ne deve dubitare».

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