Dal carcere Raffaella Ragnoli dona una scultura agli Alpini

Barbara Fenotti
La 59enne di Nuvolento è stata condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio del marito Romano Fagoni. La sua opera andrà alle Penne nere del Villaggio Prealpino-Stocchetta
Raffaella Ragnoli in aula - © www.giornaledibrescia.it
Raffaella Ragnoli in aula - © www.giornaledibrescia.it
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Tra meno di un mese Raffaella Ragnoli, condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio del marito Romano Fagoni, tornerà in tribunale. L’8 ottobre è infatti in programma il processo d’appello che vede imputata la 59enne di Nuvolento, accusata di aver ucciso a coltellate il coniuge davanti agli occhi del figlio 16enne il 28 gennaio 2023.

Il dono

In questi due anni e mezzo la donna, che nel corso del matrimonio è stata per anni vessata dal marito alcolista, non è rimasta con le mani in mano. Accanto a lei c’è stato fin dai primi tempi Giovanni Zucchi, un volontario del Prealpino che l’ha assistita in carcere, dandole conforto e supporto psicologico. E, proprio grazie a questo rapporto di amicizia, è nata anche una collaborazione che venerdì 12 settembre vedrà un’opera prodotta dalla Ragnoli donata al gruppo Alpini del Villaggio Prealpino-Stocchetta.

La scultura

La scultura di Raffaella Ragnoli: un cappello degli Alpini in creta - © www.giornaledibrescia.it
La scultura di Raffaella Ragnoli: un cappello degli Alpini in creta - © www.giornaledibrescia.it

Le Penne nere guidate dal capogruppo Luigi Angelo Lorenzini festeggiano quest’anno il 50° di fondazione, e venerdì riceveranno un dono speciale: una scultura in creta che ritrae un cappello alpino realizzato da Ragnoli nell’ambito del laboratorio di Arte e scultura condotto nel carcere di Verziano da dal professor Agostino Ghilardi dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia con lo scultore Franco Faglia. La consegna avverrà alle 18.30 all’oratorio di Santa Giulia del Villaggio Prealpino (in chiesa in caso di maltempo) nel corso della messa.

La lettera

L’opera è accompagnata da una lettera che Ragnoli ha scritto di suo pugno, e che verrà letta nel corso della cerimonia. «Sono una simpatizzante del vostro corpo – scrive la donna – e ho avuto modo di avere a che fare con quello del mio paese, Nuvolento: quando c’è qualche manifestazione importante, voi ci siete. Quando c’è bisogno di realizzare opere per la comunità, ci siete. Quando c’è da fare del bene, ci siete. Non vi fermate davanti al lavoro fisico e nemmeno a necessità economiche. Vi ammiro e sento di essere in sintonia con voi».

Scritta in stampatello il 29 luglio a Verziano, la missiva prosegue con queste parole: «Nel mio piccolo ho sempre operato, per quanto possibile, per dedicare tempo alla comunità del mio paese». Poi, riferendosi al manufatto da lei realizzato, la donna precisa che «non è perfetto, ma credo rappresenti il corpo alpino: il cappello con la piuma nera l’ho lasciato grezzo, perché meglio rappresenta un corpo che non si ferma mai, ma opera in una società in evoluzione. In esso è racchiuso lo spirito alpino, la grinta e il grande cuore». Sarà Giovanni Zucchi, venerdì, a donare l’opera nelle mani di Lorenzini, «che ha accettato con commozione il dono» afferma il volontario.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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