Omicidio Nuvolento, Ragnoli «ha agito in modo lucido e strutturato»
«La sera del delitto Raffaella Ragnoli ha agito in modo lucido e strutturato, cogliendo l’attimo propizio per attivare la registrazione con il suo cellulare, per disattivarla e riattivarla perseguendo una ben precisa strategia difensiva, mostrando una capacità di pianificazione sintomatica di una personalità controllata».
Lo scrive il presidente della Corte d’Assise di Brescia Roberto Spanò nelle 58 pagine di motivazioni della condanna all’ergastolo per Raffaella Ragnoli, la donna che due anni fa a Nuvolento ha ucciso con sei coltellate il marito Romano Fagoni. Omicidio avvenuto durante la cena in famiglia, davanti al figlio minore e mentre la donna registrava con il proprio telefono cellulare. Il pm aveva chiesto la condanna a 24 anni di carcere, ma dalla Corte d’Assise è arrivata la condanna al fine pena mai.
Reazione ai maltrattamenti, una tesi che non regge
«La corretta lettura degli eventi impone di sgomberare il terreno da possibili fattori fuorvianti, tra cui, in primis, quello delle condotte di maltrattamento asseritamente perpetrate dalla vittima nei confronti dei famigliari che avrebbero costituito il sostrato all’omicidio» sostiene la Corte, che rigetta la tesi della difesa secondo cui Raffaella Ragnoli avrebbe ucciso il marito in dopo anni di maltrattamenti subiti dal marito spesso ubriaco.
«La Ragnoli, sentita in diverse occasioni nel corso dell’iter processuale, ha modificato via via le proprie dichiarazioni, plasmandole progressivamente sulla propria linea difensiva. In tal modo – si legge nelle motivazioni della sentenza – le “due sberle” ricevute in 38 anni di frequentazione sono lievitate a “calci e pugni” subiti con frequenza abituale. Quando le è stato chiesto il perché non avesse riferito sin dall’inizio le violenze fisiche patite, non è stata in grado di fornire una giustificazione plausibile, sostenendo di non aver considerato nel novero delle percosse le aggressioni che non avevano richiesto cure ospedaliere».
La legittima difesa è insussistente
Per il presidente della Corte, Spanò: «Anche ammesso che a causa del clima pesante instaurato dal Fagoni all’interno del nucleo domestico la convivenza fosse divenuta intollerabile
per l’imputata erano certamente percorribili vie d’uscita alternative all’omicidio» del coniuge.
Fin dal momento dell’arresto Raffaella Ragnoli aveva spiegato di aver agito quella sera in difesa del figlio minore che il marito durante la cena culminata con l’omicidio, avrebbe minacciato con un coltello chiedendo ripetutamente se il ragazzo voleva «vivere o morire». Così come stabilito dal gip nell’ordinanza di convalida del fermo, anche per i giudici di primo grado la legittima difesa è insussistente.
«L’istruttoria dibattimentale ha dimostrato che la sera del 28 gennaio 2023 non incombeva sul figlio minore il pericolo «attuale di un’offesa ingiusta» che poteva giustificare una reazione estrema da parte della madre, proporzionata alla gravità dell’insidia in atto».
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