Dopo l’omicidio e i fermi, tensione alle stelle nei campi nomadi

Tutte le aree della provincia di Brescia sono presidiate dai Carabinieri dopo che nelle ultime ore sono stati fermati la madre e il figlio 16enne della 44enne uccisa a Lonato
I carabinieri fuori dal campo nomadi
I carabinieri fuori dal campo nomadi
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La tensione è alle stelle. E nelle ultime ore tutti i campi nomadi della provincia di Brescia sono presidiati dalle Forze dell’ordine. A partire dai due più grandi in città, tra via San Zeno e via Orzinuovi. Una situazione di allerta scaturita dall’omicidio di Dolores Dori, la 44enne uccisa durante una sparatoria a Lonato del Garda giovedì scorso.

Il clima – tra minacce e armi mostrate – sta andando in scena anche tra famiglie che non sono direttamente coinvolte nella faida finita nel sangue sulla sponda bresciana del lago di Garda.

Scene da Far West

Quell’agguato con scene da Far west. Lo dicono le immagini agli atti dell’inchiesta del sostituto procuratore Francesca Sussarellu: un’auto che in retromarcia sfonda il cancello, gli occupanti che scendono e iniziano a sparare all’impazzata. Il tutto immortalato da un telefonino, fino ai titoli di coda: quando una donna viene raggiunta da tre proiettili. È ciò che è accaduto all’interno del campo nomadi gardesano dove la 44enne Dolores Dori giovedì scorso è stata ferita a morte prima di essere abbandonata fuori dall’ospedale di Desenzano, ultima tappa della sua vita.

Proprio la donna, con la madre Amalia Levacovich, 59 anni, e con il figlio di 16 anni, è a bordo dell’auto che fa irruzione nel campo nomadi e le due donne sono le prime ad aprire il fuoco contro la famiglia rivale che reagisce e a sua volta spara.

Il video

Il video del ragazzino ha permesso agli inquirenti di dare un primo impulso alle indagini: madre e figlio della vittima sono infatti stati fermati con le accuse di tentato omicidio pluriaggravato, detenzione illegale, porto abusivo di armi e minacce.

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La sparatoria all’accampamento nomadi di Lonato

La loro è stata una vera e propria spedizione punitiva nei confronti della famiglia sinti del ragazzo che la figlia della vittima avrebbe voluto sposare e che per un periodo si era trasferita proprio nel Bresciano. Per chi indaga è stata un’azione premeditata e lo dimostra un particolare: una delle donne con la pistola e il ragazzino che riprende indossano dei guanti in lattice evidentemente per non lasciare tracce.

Dopo la raffica di colpi esplosi, da una parte e dall’altra, Amalia Levacovich, ribattezzata la regina dei sinti di Pistoia, una vera e propria istituzione nel mondo sinti italiano, fa sparire le armi e scappa a bordo dell’auto segnata dai proiettili, mentre Dolores Dori viene portata in ospedale dal marito – che attendeva lontano su un’altra auto – e scaricata davanti al pronto soccorso. Morirà poche ore dopo.

Caccia all’uomo

Continua intanto la caccia all’uomo in tutta Italia da parte dei carabinieri: è ancora in libertà il consuocero della vittima, la persona che per gli inquirenti ha ucciso la 44enne con tre proiettili all’addome e che ha fatto perdere le proprie tracce come tutte le persone che vivevano nel campo nomadi teatro della sparatoria.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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