Omicidio di Cologne, Mossali «inequivocabilmente responsabile»

Per la corte d’Assise di Brescia il meccanico di Palazzolo, «che aveva un congruo movente» è «sicuro autore materiale»: le motivazioni della sentenza di condanna a 27 anni
Il corpo di Nexhat Rama trovato in campagna nell'agosto del 2022 © www.giornaledibrescia.it
Il corpo di Nexhat Rama trovato in campagna nell'agosto del 2022 © www.giornaledibrescia.it
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Per la Corte d’Assise di Brescia Cristiano Davide Mossali è «inequivocabilmente ed autonomamente responsabile dell’omicidio» di Rama Nexhat avvenuto a Palazzolo alla fine di agosto del 2022. Per la corte, presidente Luca Tringali, «la valutazione complessiva e coordinata dei dati (...) consente di cogliere il filo rosso che lega i singoli passaggi della vicenda e si pone in perfetta coerenza con i dati che consentono di collocare l’omicidio presso l’officina».

Non solo. Per i giudici una serie di elementi, raccolti dai carabinieri e poi emersi nella fase dibattimentale, permettono di ritenere l’omicidio premeditato.

Su tutti «l’assenza programmata dei dipendenti nella mattinata del lunedì e la contestuale esecuzione di un’attività di pulizia straordinaria nei locali dell’officina non si configurano come circostanze isolate, ma come condotte strettamente coordinate, nel quadro di un disegno unitario. In altri termini, la scelta di lasciare vuota l’officina ha assicurato all’imputato un intervallo di tempo in cui operare senza interferenze esterne, consentendo sia la consumazione dell’omicidio, sia la gestione immediata delle sue conseguenze».

Allo stesso modo «la connotazione complessiva dell’azione criminale, segnata dalla successiva e pressoché immediata carbonizzazione del cadavere radicalmente esclude l’ipotesi del dolo d’impeto». Analogamente anche lo spegnimento delle telecamere «disattivate per impedire la documentazione di fatti e circostanze potenzialmente rilevanti per le indagini».

Il delitto

Secondo quanto ricostruito dunque quel lunedì mattina Cristiano Mossali, che sapeva di dover ricevere Rama Nexhat con cui aveva un debito di circa 30mila euro, ha fatto in modo di liberare i dipendenti e di spegnere le telecamere, lo ha ucciso e poi, alla guida della sua auto, ha portato il cadavere nelle campagne verso Cologne dove ha dato fuoco alla vettura. La certezza su questa dinamica, secondo la corte arriva anche dalle immagini delle telecamere di diverse abitazioni private della zona che hanno ripreso prima Mossali alla guida del Suv di Nexhat e poi lo hanno ripreso tornare a piedi verso l’officina.

Tra gli elementi a carico dell’imputato, che la corte ha ritenuto parte dello stesso disegno, anche la richiesta al figlio di dire che era a pranzo con loro: Il giudice ricorda che il figlio aveva spiegato che «era provenuta dal padre l’indicazione di rendere indicazioni mendaci e di dar conto, pertanto, della presenza dell’imputato al desco familiare» e aggiunge «ben traspare l’attività manipolatoria posta in essere dall’imputato, subito dopo l’omicidio, al fine di far convergere le dichiarazioni dei familiari verso una ricostruzione da utilizzare come prova d’alibi».

Per tutto questo, ritenendo le aggravanti equivalenti alle attenuanti generiche, la corte ha condannato il meccanico a 27 anni di reclusione. Non è stata ritenuta sufficiente la pur completa ricostruzione alternativa proposta dagli avvocati Stefano Forzani e Tomaso Spandrio che indicavano come altre persone avessero solidi motivi per volere la morte della vittima. Se ne parlerà di nuovo probabilmente in appello.

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