La Messa in ricordo di Giuseppe Camadini, a 13 anni dalla morte

«È stato protagonista di alto profilo umano e spirituale con grande autorevolezza morale, che ha dato un significativo contributo per diffondere la cultura del bene nella società del nostro tempo; e lo ha fatto come laico, insieme con altri laici, animato da una profonda ispirazione religiosa e da una innata passione nell’impegno sociale». Questo è il ritratto di Giuseppe Camadini nelle parole del suo storico amico cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio.
Ad unirli anche le origini camune, e proprio nell’amata Valcamonica sabato mattina verrà ricordato il notaio Camadini nel tredicesimo anniversario della morte avvenuta il 25 luglio 2012, era nato a Brescia il 10 giugno 1931. L’appuntamento (organizzato dalla Fondazione Camunitas) è domani alle 11 al monastero di San Salvatore a Capo di Ponte, la messa sarà celebrata da mons. Carlo Bresciani.

Giuseppe Camadini è stato un leader silenzioso, in questo tipicamente figlio della nostra terra, un uomo dotato indubbiamente di grandi capacità rafforzate da un impegno costante e da un’abnegazione che lo hanno portato a confrontarsi con papi e presidenti della Repubblica. Camadini è stato un uomo, un cristiano, un professionista che ha percorso una larga parte del Novecento da protagonista.
Il ricordo
Per usare le parole di Michele Bonetti, presidente della Fondazione Tovini, «la sua intensa esistenza è stata una mediazione tra Vangelo e cultura, tra idealità e scelte concrete, sempre seguendo quella linea montiniana da lui mai abbandonata». Gian Maria Seccamani, presidente dell’associazione Arte e Spiritualità, ricordandolo nel tradizionale appuntamento che si svolge a giugno all’Istituto Paolo VI, ha detto: «In un’epoca in cui l’arroganza è spesso cifra del potere, Camadini era l’opposto: una persona semplice e attenta agli altri, che amava le istituzioni come strumento per servire la Chiesa e la comunità».
«Ha avuto i limiti e i difetti umani – per usare ancora le parole di Bonetti –, primo fra tutti la passione inesauribile e inarrestabile per le iniziative di cui era parte e per cui non smetteva di occuparsi e preoccuparsi, ritenendo di non poter permettersi il lusso di disinteressarsene».
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