CronacaBassa

Maclodio, il no al 25 Aprile è «solo colpa di un refuso»

Il sindaco Zanetti (FdI): «Non onoro i partigiani, ma commemoro i Caduti». Il prefetto lo corregge
Bandiere tricolori per la Festa della Liberazione
Bandiere tricolori per la Festa della Liberazione
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Una giornata di (stra)ordinaria follia, iniziata «per colpa di un refuso» e finita con una controversia su valori, Costituzione, istituzioni: non proprio una cosetta da poco, insomma. Specie se si considera il contesto. Eccolo: Maclodio, Comune di poco più di 1.460 abitanti, il sindaco Simone Zanetti (che è anche vicecoordinatore provinciale di Fratelli d’Italia) risponde a una mail che «no», il consigliere di opposizione Luca Crotti non potrà intervenire «durante la manifestazione istituzionale che si svolgerà domenica 27 aprile», perché «non sussiste alcuna necessità» di ulteriori discorsi per «una commemorazione dedicata ai caduti di guerra».

Solo che la data in questione era quella del 25 aprile (e dal documento era parso che Zanetti volesse «cancellarla») e che ad essere celebrata è la Liberazione, non i Caduti di guerra.

Una data errata

«È stata semplicemente indicata una data errata nella replica al consigliere: la manifestazione, come avvenuto durante gli scorsi anni e come previsto dalla programmazione, si svolgerà venerdì 25 aprile» chiarisce Zanetti.

Anche perché «in ogni caso, un sindaco non ha il potere di cancellare una data istituzionale», come ha puntualizzato il prefetto Andrea Polichetti, che non ha commentato il caso specifico («non ne conosco i contorni, ho solo letto la notizia sulla stampa, ma ricordo che la cerimonia per commemorare le vittime di tutte le guerra è un’altra» ha precisato, con riferimento al 4 novembre).

La polemica

Il municipio di Maclodio - © www.giornaledibrescia.it
Il municipio di Maclodio - © www.giornaledibrescia.it

Epilogo: il giorno della Liberazione a Maclodio si scenderà sì in piazza Zirotti alle 9.30, «ma la cerimonia non è dedicata alla festa di Liberazione, ovvero a onorare i partigiani: è una commemorazione dedicata ai Caduti di guerra» ribadisce, inamovibile, il sindaco. Ed è così che Maclodio ha iniziato ad essere l’epicentro di una polemica alimentata a suon di comunicati stampa, richiesta di dimissioni, post sui social e tifoserie (c’è chi, ad esempio, invita i cittadini a partecipare alla commemorazione a Lograto).

Le ragioni

Insomma, il sindaco non cambia idea. Ma va detto che la sua posizione non è una novità: è da quando è stato eletto, ossia dal 2019, che Simone Zanetti esplicita come la pensa: per lui, la festa della Liberazione «può essere divisiva, si celebra il 25 aprile perché coincide con il momento in cui si dichiarò l’insurrezione dei partigiani nel Nord-Italia e fa riferimento al periodo storico della guerra civile. Oggi può rappresentare una spaccatura sia nazionale sia nelle singole comunità».

Simone Zanetti, sindaco di Maclodio
Simone Zanetti, sindaco di Maclodio

La questione, però, è altra: qui non si parla solo dell’idea di un singolo, ma della capacità di interpretare e di svolgere il ruolo che ricopre, ossia quello di sindaco, che va oltre l’incarico o la militanza di partito. La destra è capace di essere istituzionale e di rispettare la Costituzione? O la sua capacità di fare i conti con la propria storia è rimasta cristallizzata in una teca? Risponde Zanetti: «Certo, da sindaco il 25 aprile lo celebro. Durante il discorso, però, esporrò come sempre ciò in cui credo. Ho due ruoli distinti, ma non sono due persone distinte: la manifestazione istituzionale non includerà alcun canto che non sia la canzone del Piave e l’inno nazionale. Si onorano i Caduti». Una festa di calendario, quindi, celebrata con il minimo sindacale. E a chi lo addita, il sindaco ribatte: «Non l’ho mai nascosto la mia idea, penso che le persone apprezzino la coerenza e la chiarezza, ho ricevuto molto sostegno».

Le reazioni

Il sostegno non arriva però per le vie istituzionali. «Come la premier, anche noi festeggeremo il 25 aprile - confermano il coordinatore regionale, Carlo Maccari, e provinciale di FdI, Diego Zarneri -. Una data che rappresenta uno spartiacque per la storia d’Italia, che segna la fine dell’occupazione nazista, del fascismo, delle persecuzioni antiebraiche, dei bombardamenti. Questo giorno lo festeggiamo perché è il modo di riaffermare il rifiuto verso ogni regime totalitario e autoritario. Facciamo nostro l’auspicio che fu di Berlusconi: che possa diventare la Festa della Libertà, superando le divisioni del passato, specie in un periodo storico in cui la libertà e la democrazia sono messe a dura prova».

È ancora più esplicita l’eurodeputata e sindaca Mariateresa Vivaldini: «Il 25 aprile è festa nazionale e ogni sindaco è chiamato a celebrarlo con senso profondo delle istituzioni, esponendo il tricolore. La Liberazione segna una delle fondamenta della Repubblica e mi auguro possa essere un momento di unità nazionale, senza strumentalizzazioni o distinguo». Come pure aggiunge l’on. Cristina Almici: «È evidente che ci siano sensibilità diverse: la destra ha attenzione anche verso i Caduti. Io ho sempre celebrato il 25 aprile e sempre lo farò: se non ci fosse stato chi ha combattuto per la Liberazione, noi non saremmo qui».

La sinistra

Fuori dal perimetro del centrodestra, è un’insurrezione: «Chi ha giurato fedeltà alla Repubblica non può decidere quello che gli pare – scrive il consigliere regionale Emilio Del Bono (Pd) –. Non può farlo con le funzioni e il ruolo di chi ha diritto ad indossare la fascia tricolore. Perché lo deve ricordare il signor Zanetti: la sovranità appartiene al popolo, ma il suo esercizio non può mai violare i limiti e le forme che la Costituzione indica, proprio per evitare ciò che sta facendo» ossia «deragliare dai binari valoriali della nostra democrazia».

Ancor più netto Luca Trentini (Sinistra): «Se Zanetti non condivide le fondamenta su cui poggia la nostra Repubblica si dimetta e si trasferisca in Ungheria». Perché – conclude – qui, «la storia non la riscrive certo il sindaco di Maclodio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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