Opinioni

Liberazione, cosa resta in eredità a ottant’anni dal 25 Aprile

Roberto Tagliani
Il sogno dei partigiani di un’Italia nuova resta largamente incompiuto. Mai come oggi serve passare dalla riflessione all’impegno
Le celebrazioni per la Liberazione in una foto d'epoca
Le celebrazioni per la Liberazione in una foto d'epoca
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Dopo aver vissuto il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo, s’avvicina a grandi passi il 25 Aprile, che quest’anno celebra l’80° Anniversario della Liberazione. Da più parti ci s’interroga: che fare per risalto a un anniversario «tondo» come questo? Mi pare che la risposta debba essere: né di più, né di meno. Per l’ottantesimo va fatto esattamente quel che avremmo dovuto fare ogni giorno in questi ottant’anni e che è bene si faccia per quelli a venire. In gioco c’è niente di meno che la nostra Democrazia.

Ottant’anni dopo, dobbiamo purtroppo constatare che il sogno di un’Italia nuova, per il quale i partigiani si spesero fino al sacrificio della vita, resta ancora largamente incompiuto. Chi ha a cuore il grande patrimonio di esperienze e valori della Resistenza spesso si sente in difetto e, per questo, rinnova l’impegno per affermarlo e realizzarlo, a prescindere dal numerale dell’anniversario. Lo pretendono il rispetto e la gratitudine per quanti sono morti per la nostra Libertà, specie quando si osserva che molti fanno mercato (per non dire scempio) di quel Tempio civile che si chiama «Repubblica nata dalla Resistenza», riesumando metodi e pratiche francamente fascisti, che speravamo deposti e sconfitti per sempre.

Tuttavia, dare l’allarme non basta: oggi siamo chiamati a un cruciale compito di cerniera. Esaurito il tempo in cui i partigiani sopravvissuti si sono adoperati a custodire la memoria dei martiri e quello in cui i «ribelli per amore» si sono sforzati di spiegarci lo spirito vero della Resistenza, noi, che non abbiamo vissuto la lotta di liberazione ma abbiamo avuto in sorte la confidenza e la comunione d’intenti coi protagonisti di allora, abbiamo il dovere di trasferire alle generazioni future, che non possono più incontrare vis à vis quei grandi, la vasta, articolata, intensissima e travolgente portata umana, morale, sociale e politica della Resistenza, senza tralasciarne un solo frammento, perché non se ne perda anche la più piccola eredità. È una responsabilità enorme, quasi schiacciante, gravata dalla constatazione che molte pagine del Libro straordinario che fu la Resistenza sono andate perdute e difficilmente saranno recuperate e, ancor più, fiaccata dalla percezione che, di quelle pagine, alcuni farebbero volentieri a meno, anzi preferirebbero silenziarle, cancellarle, peggio ancora riscriverle.

Ogni giorno assistiamo all’insorgere di guerre, persecuzioni, nazionalismi, razzismi; l’intolleranza e l’indifferenza ci circondano, anche se i partigiani si erano proposti di liberare, insieme alle persone, l’intera società da quei disvalori, per costruire una cultura di pace, fondata sul rispetto reciproco, per il benessere di tutti e di ciascuno. Al contrario, le disparità tornano a crescere, il futuro è incerto, il lavoro è precario e dequalificato, l’inquinamento uccide il pianeta; la cultura, l’arte, la scienza sono svilite, prese a sassate sui social che distorcono la realtà. Il timore di un’ingerenza crescente dell’intelligenza artificiale si fa sempre più concreto, svelando la natura debole e permeabile della nostra società che, di fronte a tutto questo, si volta dall’altra parte, si siede e quasi s’atrofizza, convincendosi di bastare a sé stessa.

Può sembrare che tutto questo abbia poco a che vedere con quanto accadde ottant’anni fa. Invece è proprio ciò che allora spinse i protagonisti alla responsabilità e alla partecipazione «per» la comunità che deve spingerci a passare, oggi come ieri, dalla riflessione all’impegno. Ce lo chiede la storia della Resistenza. Ce lo chiede la Costituzione. Ce lo chiede la Democrazia. Per l’ottantesimo, e oltre.

Roberto Tagliani - Presidente Nazionale della Federazione Italiana Volontari della Libertà

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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