Insegnanti al Tar per il bonus da 500 euro: Ministero condannato non paga

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito deve riconoscere la Carta del docente anche agli insegnanti precari. A ribadirlo, con una nuova sentenza, è stato il Tar di Brescia, che continua ad accogliere i ricorsi degli insegnanti. L’ultimo è il caso del prof escluso dal bonus per la formazione negli anni scolastici dal 2018/2019 al 2022/2023. I giudici hanno ordinato all’Amministrazione di attivare la carta elettronica entro 120 giorni, nominando un commissario ad acta in caso di ulteriore inadempienza. Non solo: il Ministero dovrà anche rifondere le spese legali.
I numeri
Per i magistrati di via Zima è l’ennesimo procedimento firmato in questi mesi sulla stessa materia. Dall’inizio dell’anno sono infatti 370 i procedimenti analoghi, tutti promossi da docenti che rivendicano il diritto a usufruire dei 500 euro annui destinati all’aggiornamento professionale. Una vicenda che rischia di avere conseguenze pesanti per l’Amministrazione centrale, chiamata a fare i conti con centinaia di sentenze che impongono lo stesso adeguamento.
La giurisprudenza, ormai costante, conferma infatti che la carta non può essere riservata ai soli insegnanti di ruolo, ma il Ministero fin qui spesso tace. E il Tar si sta muovendo in un’unica direzione: prima condanna il Ministero a pagare, poi dopo 120 giorni di silenzio, «in caso di persistente inadempimento» nomina un commissario che deve «provvedere al pagamento degli emolumenti della carta del docente».
Il caso
Ma – come se non bastasse – l’iter può anche complicarsi. Come nella vicenda – sul tavolo del Tar proprio nei giorni scorsi – dell’insegnante che non ha ancora incassato i mille euro che gli spettano come arretrati per la carta del docente, perché il commissario ad acta che avrebbe dovuto far rispettare la sentenza al Ministero e che era stato nominato a luglio, ha rinunciato all’incarico.
Si trattava della Direttrice generale per il personale scolastico del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha fatto sapere di non avere «alcuna competenza in materia di ottemperanza delle sentenze afferenti alla corresponsione della «Carta del docente». Da qui il nuovo ricorso dell’insegnante per «l’inaccettabile inadempienza dell’Amministrazione scolastica, perdurante da quasi due anni».
«Rimpallo di competenze»
Più o meno la stessa fotografia scattata dai magistrati bresciani che nel nuovo provvedimento scrivono di «rimpalli di competenze tra i diversi Uffici del Ministero, che hanno l’effetto di aggravare ulteriormente il già cospicuo ritardo accumulato dall’Amministrazione nell’ottemperanza delle sentenze». Da qui la nomina di un nuovo commissario che dovrà chiudere in due mesi la partita e versare al docente i mille euro per l’aggiornamento che gli spettano.
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