Infortuni sul lavoro: lunedì giorno nero, pesa la distrazione

La spensieratezza del fine settimana è ormai un ricordo. La sveglia riprende a suonare di buon’ora per ridare il via a una routine non sempre entusiasmante. È lunedì, il giorno nero per gli infortuni sul lavoro. A incidere è la distrazione. Quella mancanza di attenzione, in alcuni casi motivata da un eccesso di confidenza, che porta a compiere azioni che si rivelano insicure.
Emerge dal report 2023 del Centro studi di Saef, insieme a un’altra serie di curiose informazioni. Come il momento in cui si verificano più infortuni, ossia il lunedì mattina tra le 10 alle 11 (anticipato tra le 8 e le 9 se si considerano anche gli incidenti in itinere), seguito dalla fascia 14-15, quella in cui, dopo pranzo, si è più rilassati. Interessanti sono anche l’età media delle persone che subiscono infortuni individuata nella fascia 50-54 anni. E il tipo di aziende in cui si concentra questa problematica, ossia quelle che contano tra i 10 e i 49 lavoratori, tra l’altro molto presenti nella nostra provincia.
Settore e orario
Lo studio prende in esame le 12.082 denunce di infortuni – in 31 casi con esito mortale – nei settori dell’industria e dei servizi (escludendo, ad esempio, l’agricoltura) presentante nel 2023 nel Bresciano. Nel dettaglio, si diceva, il giorno nero è il lunedì. L’orario cambia se si considerano solo i settori delle costruzioni (16-17) e dei servizi (15-16). Il picco slitta, invece, al mercoledì (tra le 10 e le 11) nelle attività commerciali aperte sette giorni su sette.
Dettagli come questi servono alla Saef – società che segue 500 aziende (non solo bresciane) con un bacino di 17mila lavoratori – per strutturare attività di formazione e consulenza mirate. L’occasione per parlarne è la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, celebrata ieri da Saef con un convegno volto a «stimolare una riflessione sulle conseguenze che gli infortuni sul lavoro hanno a 360 gradi – ha spiegato l’amministratore delegato Enrico Prata –. Dietro i numeri ci sono, infatti, famiglie, interventi di soccorso e aziende. Ossia tante piccole comunità mandate in crisi da questi episodi».
A proposito di interventi di soccorso all’incontro era presente Rainiero Rizzini, responsabile del Nue 112 di Brescia. Che ha evidenziato quanto sia strategica la «chiamata di soccorso, che spesso, purtroppo, presenta lacune informative: vanno riferite la tipologia di infortunio e di contesto. Chi chiama deve avere fiducia nel sistema di emergenza e deve rispondere anche a domande che appaiono banali, ma non lo sono». Sulla base della sua lunga esperienza nel settore, Rizzini ricorda che «non bisogna mai abbassare la guardia. In questi anni, complice quanto fatto in tema di educazione e formazione, le cose sono migliorate, ma c’è ancora tanto da fare».
Decessi in aumento
I numeri lo dimostrano. A offrire un panorama completo è l’Inail, che nel 2024 ha contato 15.279 denunce di infortuni sul lavoro nel Bresciano – in linea con l’anno precedente – dei quali 41 con esito mortale, a fronte dei 39 registrati del 2023. Numeri, si diceva, dietro ai quali ci sono storie.
Il convegno, a tal proposito, ha rappresentato anche l’occasione per ascoltare testimonianze. Un’occasione colta da Isabella Angeli, giudice della sezione lavoro del Tribunale di Brescia: «Per la Magistratura è importante essere qui – ha detto – per conoscere l’impatto umano e sociale degli infortuni sul lavoro. Oltre i numeri e le regole ci sono, infatti, le persone». L’importanza di «promuovere la consapevolezza a partire dai banchi di scuola» è stata, invece, evidenziata dalla senatrice Paola Mancini. Che ha parlato della formazione «che va alimentata continuamente, deve essere su misura e adeguata a una sistema lavoro in cambiamento», del controllo «garantito da ispettori competenti» e del grande tema della prevenzione.
Un tema caldo anche per Roberto Valentini, presidente di Anmil Brescia: «Bisogna informare la popolazione a tutti i livelli: noi puntiamo sulle scuole, ma entriamo anche nelle aziende. Perché al di là delle regole e dei dati, è importante toccare il cuore delle persone offrendo loro testimonianze dirette. Urge sfatare il mito secondo il quale "Ho sempre fatto così e posso continuare a farlo". Perché se non è successo nulla è solo per una questione di fortuna. E in un attimo tutto può cambiare».
Il presidente Valentini lo dice dati alla mano: «Purtroppo, quest’anno, la situazione è in linea con il 2024: nel Bresciano a gennaio e febbraio ci sono stati cinque infortuni mortali contro i sei dello stesso periodo dell’anno scorso. Ampliando l’orizzonte a tutta l’Italia la situazione è addirittura peggiorata: i mortali nei primi due mesi del 2025 sono 138, erano 119 l’anno prima. Quanto, poi, agli infortuni denunciati nella nostra provincia sino a fine febbraio c’è stato un calo del 4,5%: 2.475 nel 2025 contro i 2.592 del 2024».
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