Dall’Imperial College al ritorno sul lago d’Iseo pensando alla biodiversità

Flavio Archetti
Il ricercatore iseano Giovanni Consoli, da tempo a Londra, auspica investimenti per il Sebino
Giovanni Consoli alla I.s.e.o. Summer school - © www.giornaledibrescia.it
Giovanni Consoli alla I.s.e.o. Summer school - © www.giornaledibrescia.it
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Quaranta giovani scienziati di mezzo mondo a lezione dal premio Nobel 2022 per la chimica Morten Meldal. La «Iseo la Summer School» dedicata alla fisica e alla chimica, ospitata dalla capitale del Sebino dal 26 settembre al 3 ottobre non ha contribuito solo ad agevolare nuovi contatti e conoscenze, ma anche ad alimentare la voglia di cambiamenti positivi.

L’ospite eccellente

Tra gli allievi della Summer School c’era anche l’iseano Giovanni Consoli, che l’anno scorso ha seguito le lezioni tenute del professore premio Nobel per la fisica 2010 Andrej Gejm. Giovanni oggi abita a Londra, dove lavora come ricercatore all’Imperial College, ma si augura di tornare un giorno a fare ricerca in Italia. Siccome crede in quello che fa, ha anche il desiderio di vedere un giorno il lago d’Iseo pulito e più salvaguardato.

Secondo lui - laureato in Biotecnologie industriali all’Università Statale di Padova, con dottorato in Biologia strutturale all’Imperial College -, «per riuscire nell’ambizioso intento servirebbe incentivare gruppi di ricerca che si occupino nello specifico degli ecosistemi caratteristici del nostro lago, con risvolti importanti per fronteggiare innanzitutto il problema dell’eutrofizzazione (soffocamento)».

Gli studi

«A Londra sto studiando l’apparato fotosintetico dei cianobatteri – continua Consoli – e il 9 ottobre (oggi, ndr) uscirà una prima versione di una mia ricerca sulla rivista americana Science. La ricerca di base sulla fotosintesi è cruciale per comprendere alcuni dei processi biologici con cui ci misuriamo tutti i giorni e che sono rilevanti per migliorare la crescita di piante da campo, come grano, orzo e riso, ma anche per comprendere i motivi delle fioriture delle alghe, che in determinate condizioni minano la biodiversità delle acque di mari e laghi, come succede anche nel Sebino».

E conclude:«Non c’è niente di più determinante della conoscenza dei processi metabolici degli organismi fotosintetici per tutelare gli ambienti naturali, ma soprattutto non esiste applicazione pratica di successo che non abbia alla base una sapienza profonda di questi processi. Per questo servirebbe investire nella creazione di Nuclei di ricerca specifici: sarebbero una soluzione con impatto fondamentale nella tutela della biodiversità dell’ecosistema-lago».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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