Il racconto dei «grandi» si gusta al Caffè dei ricordi

Via al «Caffè dei ricordi», il progetto che valorizza i racconti delle persone più «grandi», all’insegna della condivisione, dell’ascolto, della trasmissione di un patrimonio comune e dello scambio fra generazioni. Il primo incontro si è svolto di recente e i prossimi saranno il 13 ottobre, il 3 novembre, il 24 novembre e il 15 dicembre, alle 16, nella sala del centro anziani di via Vertua.
L’idea
Il progetto, ideato dalla psicologa Laura Salanti, con la collaborazione delle colleghe Veronica Feroldi e Melissa Pegoiani, è stato realizzato in alcune Rsa del circondario e l’assessore e vicesindaco Elisa Galuppini ha voluto portarlo a Remedello. Tale volontà ha trovato il contesto perfetto in un ampio percorso dedicato agli over 65 che prevede tante altre iniziative e che ha ottenuto un contributo regionale. Tornando al primo incontro del «Caffè dei ricordi», i partecipanti hanno raccontato l’infanzia. È stato un fiume di parole, tra memorie che uniscono e riflessioni sul presente.

Cosa significava essere bambini ai loro tempi? Innanzitutto, secondo le testimonianze, ci si sentiva «uguali», perché l’esperienza della povertà faceva, spesso, da comun denominatore. Inoltre ci si sentiva liberi di giocare e lo si faceva in campagna e per le vie del paese, senza la paura di pericoli o rischi dietro l’angolo, se non quello di cadere e sbucciarsi le ginocchia (in tal caso, ci si rialzava e via...), e senza appuntamenti incalzanti con attività pomeridiane molteplici, dato che non esistevano. Poveri, ma con il lusso di giocare e la capacità di divertirsi... fino alla chiamata a gran voce dei genitori (non al cellulare naturalmente, visto che non c’erano). Il gioco aveva però una scadenza perché, sin da piccoli, bisognava rimboccarsi le maniche e aiutare la famiglia: i bimbi maschi con il lavoro spesso nei campi, le femmine con i mestieri di casa. Dalle narrazioni è emersa, infatti, una netta differenza tra bambine (che sin dalle elementari erano chiamate ai lavori domestici) e bambini.
L’impegno nell’aiuto lavorativo, in generale, non era vissuto come uno «sfruttamento», anzi, il coinvolgimento nelle attività degli adulti di riferimento spesso era considerato una trasmissione valorizzante di saperi e competenze: ci si sentiva un po’ più come i «grandi» e quindi gratificati. Anche il rapporto con gli adulti è stato affrontato: l’autorità dell’adulto non era oggetto di discussione e i bambini erano «di tutti», pertanto, se si combinava qualche marachella fuori casa, si poteva incorrere nel richiamo «legittimo» di qualsiasi adulto.
Pro e contro
Gli over 65 intervenuti hanno riconosciuto anche le conquiste della contemporaneità, si pensi ai trasporti per andare a scuola (mentre loro pativano il freddo e le difficoltà). Hanno inoltre riconosciuto l’utilità dei cellulari e dei dispositivi tecnologici, dato che anche loro ne fanno uso, però evidenziano come oggi spesso i giovanissimi si «perdano» in questi strumenti e quindi la necessità di trovare un equilibrio. «Nel prossimo incontro si parlerà della condizione femminile, tema particolarmente sentito», informa l’ideatrice e psicologa Laura Salanti. È possibile seguire la pagina Facebook del «Caffè dei ricordi», che punta a divulgare i «ricordi» alle nuove generazioni.
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