Il «prof» Luigi Petruzziello scopre altri due coleotteri

Ci sono altri coleotteri nuovi alla scienza che portano il nome dell’entomologo e insegnante remedellese Luigi Petruzziello: ha scoperto due specie fino ad ora sconosciute. Il riconoscimento del suo ennesimo contributo è stato ufficializzato nella pubblicazione annuale della rivista «Memorie della società entomologica italiana».
«La rivista ha pubblicato una monografia prodotta da un’equipe di studiosi italiani, francesi, spagnoli e tedeschi, dopo otto anni di lavoro, dal titolo “A phylogenetic classification of Leptodirini (Coleoptera, Leiodidae, Cholevinae)”- spiega l’entomologo-. Sono stati descritti 20 generi e sottogeneri nuovi per la scienza e 29 specie sempre nuove per la scienza. Tra queste ultime, due sono state scoperte da me e portano il mio nome». Ebbene, si chiamano Latellana petruzzielloi e Latellana petruzziellana.

Come sono
«La prima specie l’ho raccolta per la prima volta nel 2014 nella Grotta del Caprone di Montella, in provincia di Avellino, e successivamente in altre quattro cavità dei Monti Picentini, in provincia di Salerno», racconta Petruzziello che è originario di Avellino, ma vive da tantissimi anni a Remedello, dove insegna Esercitazioni di Entomologia all’indirizzo agrario dell’Istituto Omnicomprensivo Bonsignori. La Latellana petruzziellana, invece, «l’ho raccolta sui Monti del Matese, nella Grotta dei Briganti e nella Grotta delle Fate, di Cusano Mutri, in provincia di Benevento, dal 2022 al 2024. Morfologicamente le due specie sono molto simili, avendo in comune lo stesso genere. La differenza palese si riscontra però nel loro differente apparato genitale maschile».
E ancora: «Entrambe hanno le tipiche caratteristiche delle specie troglomorfe (cioè che vivono in ambienti sotterranei, come, appunto, le grotte, ndr), ad esempio atterismo (assenza di ali, ndr), depigmentazione e anoftalmia (assenza di occhi, ndr)- spiega l’entomologo -. Si tratta di insetti molto piccoli; gli esemplari che ho trovato misurano circa due millimetri. Si nutrono di detriti vegetali e animali dei vari organismi che arrivano in grotta».
Questo non è di certo il suo primo contributo alla conoscenza della biodiversità: il nostro giornale, negli anni, ha dato notizia di diverse altre scoperte a lui riconosciute dalla comunità scientifica. Nel dettaglio, considerando anche quest’ultima attribuzione, ha scoperto sei coleotteri (tra cui uno in Valvestino, nel Bresciano) e due aracnidi.
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