Hotel e affitti brevi, un codice per censire tutto il Bresciano

Alberghi, case vacanze e b&b: ora tutte le strutture sono tenute a iscriversi. Il Ministero del Turismo vara la stretta
Sui siti di annunci potrà pubblicizzarsi solo chi ha il Cin - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
Sui siti di annunci potrà pubblicizzarsi solo chi ha il Cin - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
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Rendere la giungla degli affitti brevi un giardino un po’ più curato (e catalogato): è questo l’intento del Ministero del Turismo, che con il nuovo avviso pubblicato in Gazzetta Ufficiale obbliga tutti gli alberghi e gli immobili destinati a locazione breve o per finalità turistiche a richiedere il Cin, Codice identificativo nazionale. L’obiettivo è garantire la sicurezza e la regolarità delle attività di locazione turistica, limitando l’abusivismo e tutelando gli hotel, prevedendo anche sanzioni in caso di mancata conformità.

Da Cir a Cin

In realtà si tratta di un passaggio burocratico in più, e non di una novità assoluta. Prima di settembre 2024 le strutture già dovevano rispettare requisiti nazionali e regionali e dovevano già essere in possesso della registrazione (in alcuni casi, per esempio, il Cir regionale, il Codice identificativo di riferimento di cui la Lombardia è stata tra i precursori: lo sottolinea Alessandro Fantini di Federalberghi Brescia, che approfondisce la situazione qui a fianco).

Le piattaforme

Ora in aggiunta hotel, case vacanza, appartamenti a uso turistico e strutture alberghiere o extralberghiere (leggasi: tutti) dovranno richiedere il Cin per potersi promuovere e pubblicizzare correttamente: senza codice, niente spazio sulle piattaforme come Airbnb o Booking, in altre parole. I siti che aggregano annunci, infatti, si sono impegnati a richiederlo e ad escludere dalle liste chi non lo fornisca.

L’adesione

Tale obbligo coinvolge tutte le strutture: sono tenuti a fare richiesta del Cin i titolari o i gestori di strutture ricettive sia alberghiere che extralberghiere, oltre ai locatori di immobili a uso abitativo destinati a locazioni turistiche o brevi. L’applicazione di questi obblighi deve avvenire a partire dal sessantesimo giorno dalla pubblicazione dell’avviso sulla Gazzetta Ufficiale, che risale al 3 settembre 2024, data in cui la piattaforma per l’assegnazione del Cin è entrata ufficialmente in funzione in tutta Italia.

Bisogna però essere già iscritti alla Banca dati nazionale delle strutture ricettive (Bdsr): una volta effettuato l’accesso, i gestori delle strutture possono controllare i dati relativi alla propria attività e presentare la domanda per il Cin. Se non si è già iscritti, invece, bisogna procedere con un iter da zero, che può quindi impiegare più dei cinque minuti previsti per il solo Cin.

I requisiti

La misura serve per censire il settore delle strutture ricettive - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
La misura serve per censire il settore delle strutture ricettive - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it

Tra i requisiti di sicurezza necessari per l’iscrizione vi sono – tra gli altri – l’installazione di dispositivi di rilevazione di gas combustibili e monossido di carbonio e la presenza di estintori portatili conformi alle normative. Ma la novità più impattante - dato che questi requisiti erano necessari anche prima - riguarda di fatto i siti online che aggregano gli annunci di affitti brevi: da gennaio 2025, come anticipato, Airbnb e compagnia bella non pubblicheranno più gli annunci di strutture che non presentano il Cin.

La situazione nel Bresciano

A Brescia hotel, bed&breakfast e case vacanza si stanno muovendo per mettersi in regola. Al Ministero del Turismo per ora risultano più di 8mila strutture alberghiere ed extra alberghiere registrate nel Bresciano. Al 3 ottobre, quasi il 53% ha già richiesto il Cin (4297 proprietari o albergatori). Sono in linea con il dato regionale: in Lombardia in totale ci sono 52mila strutture, e i Cin rilasciati sono 26mila (il 50%). In Italia si è al 40%, per circa 205mila strutture su 513mila.

Censiti e no

In queste ore i dati sono in costante aggiornamento. Uno dei numeri che potrà dare la misura dell’efficacia della nuova normativa non è tanto la percentuale di strutture che richiedono il Cin, quanto la cifra di quelle che si iscrivono da zero. Si può infatti ipotizzare che - al netto degli alberghi, delle case vacanza e delle imprese che effettivamente aprono in questo periodo - gli inserimenti nuovi riguardino le attività che già esistevano. Secondo Federalberghi, sul territorio ci sono infatti circa 10mila strutture extralberghiere (ne diamo conto nella pagina successiva) e 700 hotel.

Lo hanno sottolineato anche dal MiTur: «Al di là del numero di Cin fin qui rilasciati - ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanchè in un’intervista - vorrei porre l’attenzione, soprattutto, sul numero di strutture ricettive registrate sulla Bdsr, che ha raggiunto un livello rilevante, superando quota 500mila. Un risultato importante che rappresenta la banca dati reale del settore, includendo quelle aziende che in precedenza non erano censite. Questo numero, quindi, comprende anche il sommerso, evidenziando la nascita di nuove imprese del comparto del ricettivo che non erano state dichiarate. Un messaggio chiaro contro l’illegalità, a favore della trasparenza».

Federalberghi Brescia

Al Cin sono tutti favorevoli. Lo è soprattutto Federalberghi Brescia, che già sosteneva il codice regionale (Cir), metodo utile per identificare le strutture ricettive.

Gli alberghi lo ricevono quasi automaticamente, spiega il presidente provinciale (e vice presidente regionale) Alessandro Fantini, «ma ora serve anche alle strutture extralberghiere: finalmente darà un’idea dei numeri ufficiali - che sono importanti e in crescita - degli appartamenti in affitto breve. La banca dati sarà utile anche per limitare l’abusivismo, che negli ultimi anni si è ridotto ma che è ben lontano dallo scomparire», dice. È evidente però che non sarà sufficiente un solo codice per debellare l’abusivismo: «Fondamentale è che ci siano controlli reali. Finora non sono stati efficaci e non tutte le amministrazioni locali li hanno effettuati».

Secondo Fantini, nel Bresciano le strutture che offrono appartamenti in affitto breve sono circa 10mila, anche se la cifra esatta non si conosce. «I numeri sommersi rimangono, ma chi non è in regola è sempre più limitato dal codice e dai controlli». Se non altro perché ora per avere spazio sui portali di prenotazione ci sarà bisogno proprio del Cin, da fornire come se fosse una licenza. «Questo fatto cambia le carte in tavola a tutti, tanto agli alberghi quanto agli appartamenti. Il problema? Le cifre del Cin possono essere facilmente falsificate, dato che è un’autodeterminazione. Quando parlo di controlli mi riferisco a questo: almeno nella prima fase bisogna concentrarsi sulla veridicità dei codici».

Quello degli affitti brevi, continua il presidente, è un fenomeno che deve essere normato, «ma soprattutto gestito. Se ci limitiamo a considerare gli appartamenti solo come concorrenza leale al mondo alberghiero, il discorso è limitato. Il numero di appartamenti che lavorano sul territorio come casa vacanze o affitto breve è enorme e spesso difficile da stabilire: per esempio, alcuni locali vengono registrati come unica struttura quando sono uno sopra l’altro. Il rischio», continua, «è avere sempre meno appartamenti per gli affitti a lungo termine, e quindi per i residenti. Non basta dunque concentrarsi sul discorso della concorrenza: c’è anche quello relativo al disequilibrio tra residenti e turisti. Quando i residenti diminuiscono e quando il turismo aumenta a dismisura si perde l’anima sociale e commerciale di una città. A quel punto, quando la stagione si conclude le città si svuotano (come già accade in alcuni nostri territori) e l’anima sociale muore. E non torna mai più».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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