CronacaBassa

Ghedi, l’aiuto compiti personalizzato lo fa un gruppo di «nonni»

Gianantonio Frosio
Una ventina di volontari Caritas supporta un bambino ciascuno per due pomeriggi alla settimana
Nonne che aiutano i bambini della primaria a fare i compiti - © www.giornaledibrescia.it
Nonne che aiutano i bambini della primaria a fare i compiti - © www.giornaledibrescia.it
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Il paradosso di questa bella esperienza è che loro, nonne e nonni senza una laurea in Pedagogia o in Scienza della formazione, riescono a fare quello che i programmi ministeriali chiedono da sempre alla nostra scuola: quell’insegnamento personalizzato che, salvo rare eccezioni, rimane una chimera.

Stiamo parlando della ventina di volontari della Caritas che, per il quarto anno consecutivo, nei locali di via Fabio Filzi, due volte la settimana (martedì e giovedì), offrono l’aiuto compiti: un sostegno a bambini e bambine che per motivi vari (alcuni perché figli di immigrati che non parlano la nostra lingua, altri perché hanno difficoltà oggettive) faticano a tenere il passo dei compagni.

L'aiuto dei volontari è preziosissimo per i bambini
L'aiuto dei volontari è preziosissimo per i bambini

«Parliamo di aiuto compiti e non doposcuola – spiegano Rita, Marisa e Sergio a nome dei colleghi e amici – perché non siamo professionisti, ma persone comuni che si approcciano ai bambini come nonni o zii che aiutano nello svolgimento dei compiti». Qui entra in gioco l’insegnamento personalizzato: «Ognuno di noi segue un bambino: ci sediamo accanto e interveniamo con una spiegazione, un approfondimento, se serve con un sorriso, che fa miracoli. A volte è difficile, perché ci divide la lingua: in questi casi usiamo il linguaggio del cuore, comprensibile a tutti».

Con le maestre

L’esperienza coinvolge i bambini delle classi terze della primaria: «Non perché vogliamo escludere gli altri, ma perché tre anni fa, quando siamo partiti, d’accordo con le maestre abbiamo pensato che fosse l’età giusta per questo tipo di intervento». A proposito delle maestre: sono loro che segnalano chi ha bisogno di aiuto. Purtroppo non ci sono spazi e volontari a sufficienza per seguire tutti i bambini indicati: servirebbero più nonni e più aule. «Se ci fossero altri volontari; e se ci venisse concesso l’uso della Casa del giovane», azzardano Rita, Marisa e Sergio…

Comunque, visto che «i risultati sono andati ben oltre le aspettative, perché sono nati anche rapporti di stima e fiducia con le famiglie», quest’anno i volontari della Caritas hanno organizzato anche un percorso di approfondimento della lingua italiana per donne che non parlano la nostra lingua. Pure questo, ovviamente, gratis.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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