Freccia Rossa, in campo MyCredit: «Addio al centro commerciale: sarà un polo del turismo per Brescia»
Si scaldano i motori per il restyling e la riapertura del Freccia Rossa. Occhi – e speranze – sono tutti rivolti verso il nuovo interlocutore finanziario, la bresciana MyCredit, guidata da Mirko Tramontano, che nei giorni scorsi ha acquistato a titolo definitivo i crediti di Altea spv srl (società di cartolarizzazione) del valore di circa 25 milioni e che rappresentano la maggioranza dei crediti (circa il 52%, mentre il 48% è in mano al fondo italiano Efesto di Fininst Sgr.) ammessi all’interno della liquidazione giudiziale guidata dal curatore del tribunale di Milano, Giancarlo Muliari.
Il format
Una cosa è certa. Il nuovo Freccia Rossa non sarà più un centro commerciale. Diventerà un polo di attrazione e di servizi di respiro internazionale focalizzato su Brescia città culturale e turistica. Niente negozi, niente supermercati. L’area da oltre 30 mila metri quadrati confinante con il comparto Milano sarà un tempio dell’intrattenimento per famiglie, con una ristorazione di alto livello, aree giochi e percorsi per diverse fasce d’età; e un grande mercato coperto, «tempio» gastronomico della città, essenza contemporanea della cucina bresciana e lombarda prendendo esempio dal famoso «Mercado de San Miguel» nel centro di Madrid.
L’investitore
My Credit è la società fondata nel 2019 a Brescia da Mirko Tramontano e specializzata nell’investimento e gestione di portafogli di crediti deteriorati in larga parte assistiti da garanzie ipotecarie. Tra i soci principali ci sono una ventina di famiglie bresciane e lombarde. «Lavoriamo a questo progetto da oltre un anno, senza finalità speculative, ma in ottica industriale di lungo periodo – spiega Tramontano –: siamo nati e cresciuti a Brescia e con MyCredit Freccia Rossa avrà per la prima volta una guida a trazione bresciana».
I crediti rilevati da Altea hanno un peso specifico molto rilevante in vista dell’asta del tribunale che si svolgerà dopo l’estate: «Se è vero che il bene dovrà seguire la classica procedura ad evidenza pubblica – spiega Tramontano – è pur vero che la posizione di creditore spiana la strada a My Credit nel raggiungere l’obiettivo. Abbiamo la maggioranza dei crediti ammessi all’interno della liquidazione giudiziale – spiega –. Per sviluppare il piano, non sarà più necessaria un’intesa tra tutti i creditori, potremo svolgere il tutto, naturalmente sotto il controllo della procedura. Il rapporto con Efesto è molto buono. Ora siamo noi l’interlocutore principale per la realizzazione di qualsiasi progetto industriale».
Cantiere aperto
I tempi sono stretti. MyCredit intende mettere a terra il progetto entro il 2024 ed avviare la ristrutturazione nel 2025. «Il cantiere aperto: nelle prossime settimane intendiamo avviare un dialogo concreto con le istituzioni, con il Comune di Brescia, con gli imprenditori del territorio, ma anche con la cittadinanza – spiega Tramontano –. Vogliamo restituire alla città di Brescia e ai suoi abitanti uno spazio dal respiro internazionale, degno delle idee che questa città ha da sempre messo in campo. Nell’era di Brescia capitale della cultura e dell’aumento delle presenze turistiche sul nostro territorio, vanno superati i vecchi modelli. Brescia ha dimostrato che può fare cultura e turismo».
Niente più centro commerciale quindi, ma un polo di alta qualità, riconoscibile anche per chi arriva da fuori. «È ancora presto per i dettagli – conclude il ceo di MyCredit –. Si può dire che l’intenzione è di creare una struttura di respiro internazionale, che dia ampio spazio ai prodotti del nostro territorio, già molto apprezzati all’estero, passando per una ristorazione "di livello". Ma non solo: serve restituire spazio vivibile alle famiglie e ai giovani. Da capofila e da società bresciana, l’interesse sarà rivolto all’economia locale, alla creazione di un’eccellenza degna di questa città».
La storia
Quando venne inaugurato, nel 2008, venne subito definito «tempio dello shopping cittadino», il più grande centro commerciale «da città», ovvero nato vicino al centro storico e non in periferia. A realizzare il Freccia Rossa sono stati i portoghesi di Sonae Sierra (colosso nel mondo dei centri commerciali in Europa) e la famiglia Pisa (Coimpredil).
Il centro comprendeva in origine 119 attività, distribuite su due livelli per 30mila metri quadrati di superficie lorda di pavimento (slp).
Ma Freccia Rossa non ingrana e trova subito difficoltà, peggiorate con l’apertura di un competitor come Elnòs a Roncadelle. Nel giro di pochi anni la società accumula con le banche un debito enorme, vicino agli 80 milioni di euro.
Nel 2019 entrano in campo gli inglesi di Resolute Asset Management, fondo specializzato nella gestione di crediti deteriorati (Npl, Non Performing Loans) che aveva annunciato un piano di rilancio da 5 milioni. Poi però arriva il Covid e la crisi del Freccia Rossa si aggrava, con perdite costanti e difficoltà nella ristrutturazione del debito. Esce di scena Resolute ed entra in campo il fondo italiano Efesto di Fininst Sgr. C’è un piano di riqualificazione da 20 milioni di euro che per essere realizzato richiede però la chiusura del centro commerciale, proprio per poter avviare i cantieri.
La società entra in procedura fallimentare. Lo scorso anno le ultime vetrine ad abbassare le serrande sono il supermercato Italmark, il negozio sportivo JD, la multisala cinematografica Wiz, l’edicola e il bar «Pausa Caffè». La rinascita sarà all’insegna di un nuovo modello che punta sulla cultura e sul turismo.
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