Eugenio Mombelli regala un’opera a tutti i Comuni per un’arte diffusa

Il progetto dell’artista bresciano per portare la bellezza fuori dai musei, dove le persone vivono
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    Le opere di Eugenio Mombelli - © www.giornaledibrescia.it
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Il titolo delle sue opere non viene rivelato per scelta, per non influenzare la visione di chi le guarda e far sì che questo le faccia sue. Ma un nome ce l’hanno e, con il numero d’archivio che contrassegna ognuna di loro, sono meticolosamente registrate. È uno dei processi creativi che caratterizzano Eugenio Mombelli, artista bresciano classe 1950, che definisce la sua opera come «figurativa informale».

Con tela, colori a olio, resine e oro dà vita a quadri di varie dimensioni, anche molto grandi che – questa è un’altra caratteristica del suo agire creativo – sceglie di coprire parzialmente per farne risaltare alcune parti, così come aggiunge scritte che indirizzano l’occhio dell’osservatore nella lettura.

La proposta

Dal suo studio di San Zeno l’artista lancia un’idea «mai tentata prima»: il progetto «205 opere per 205 Comuni». L’artista vuole regalare ad ogni Comune del Bresciano una sua opera creando, così, un’esposizione diffusa. L’obiettivo è avvicinare le persone all’arte, in particolar modo quelle che non vanno in un museo.

«Ho mandato una mail a tutti i municipi, finora hanno risposto in 105». Mancano all’appello soprattutto i più piccoli. «All’inizio alcuni diffidano: credono sia una vendita camuffata, ma non è così – sottolinea –, molte opere sono già state consegnate e decorano spazi pubblici». E se volete verificare basta fare una ricerca online.

Mombelli non pone vincoli, chiede solo che le opere donate vengano appese, il dove non importa, basta che la gente le veda e che diano qualcosa a chi le guarda. Certo, serve anche una delibera del Consiglio comunale. Normale burocrazia per i Comuni. Una volta accettato il dono l’artista e il Comune si mettono d’accordo sulle dimensioni dell’opera.

Il tutto, documenti, contatti e consegna, viene registrato, con la meticolosità di chi ha studi di architettura alle spalle, in un faldone dedicato a questa operazione artistica.

Il processo artistico

Entrare nello studio di Mombelli è capire meglio il processo creativo: non lavora su tele già intelaiate, ma inchioda il grande tessuto trattato al muro: «Il quadro è completo sotto, io ne copro alcune parti col nero per valorizzare ciò che decido di mostrare – spiega Mombelli –. Le scritte sono informali e si riferiscono al quadro mentre lo faccio. Parole e frecce fanno leggere e vedere le cose in maniera differente». Danno, insomma, indicazioni di lettura: «La lettura di questi quadri – dice –, però, va data con la propria sensibilità».

Eugenio Mombelli - © www.giornaledibrescia.it
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Questo nasce da lontano, da basi solide figurative (stile che tuttora pratica, ma per se, «per tenere la mano allenata al gesto pittorico») e da una riflessione sul ricordo. «Il ricordo altera la realtà vista o vissuta. Per questo l’informale è figurativo, soltanto che va interpretato con il ricordo».

E aggiunge: «Oggi è inutile frequentare il figurativo, l’hanno già fatto gli altri e ti vai a scontrare con i grandi nomi: per questo bisogna fare qualcosa di nuovo e rompere gli schemi. Se si fa una ricerca personale si mette il proprio sentire sulla tela e questo è ciò che ho cercato di fare».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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