Esplosione Verona, a Rezzato e Manerbio la commozione per i carabinieri

Erano le cinque del mattino di ieri quando Luigi, l’anziano papà del Luogotenente Scelto Marco Piffari, ha saputo che suo figlio non c’era più. La notizia è arrivata attraverso la voce dello speaker di un’emittente radiofonica nazionale. Lo racconta lui stesso, ancora straziato dal dolore: «Ho pensato: di Marco Piffari in Italia ce n’è solo uno…». La conferma, pochi minuti dopo, l’ha avuta telefonando al figlio Andrea, che già stava correndo da lui, accompagnato dagli uomini dell’Arma.
A Rezzato
Marco Piffari è uno dei tre carabinieri che martedì notte hanno perso la vita nell’esplosione del casolare di Castel d’Azzano, nel Veronese. Una tragedia che ha lasciato attonito tutta l’Italia, riverberandosi anche su Rezzato, dove Marco è cresciuto e dove vive ancora suo padre, mentre gli altri figli Andrea e Michela abitano rispettivamente a Padenghe e Mazzano. Anche se da tempo Marco non abitava più in paese, è come se non se ne fosse mai andato davvero.
«Un gigante buono»: lo descrivono così gli amici di gioventù. Tra loro c’è anche Enrico Romano, presidente del Gs Atletica: «Marco era una forza della natura, un talento puro nel lancio del giavellotto. Il nostro primo presidente Foresti, che non c’è più, aveva visto in lui la stoffa di un vero campione. Ma lui aveva già scelto la sua strada: entrare nell’Arma». «A sedici anni – conferma Andrea Piffari, fratello di Marco – era come un adulto, quasi invincibile».
Un invincibile con il cuore d’oro. L’ultima volta che si era visto a Rezzato era per partecipare al funerale di un compagno delle elementari. «Non potevo mancare» aveva detto allora. Poi, le visite sempre e solo alla famiglia, i contatti che seppure a distanza erano molto frequenti. «I nostri pensieri – raccontano – correvano spesso a lui, soprattutto per quella prossima missione in Libano. Eravamo preoccupati, certo, ma mai avremmo pensato che la morte potesse trovarlo qui, così vicino a casa».

Nel dolore, la famiglia Piffari non dimentica di ringraziare l’Arma «per l’incredibile vicinanza e supporto, dai vertici ai colleghi di ogni grado», fino al sostegno psicologico offerto in questi giorni. E l’altro ieri e Verona, anche il ministro Guido Crosetto ha voluto essere presente per salutare i tre carabinieri caduti e abbracciare i parenti. La comunità Rezzato invece potrà salutare il figlio, l’amico, l’uomo che ha scelto di servire il suo Paese fino all’ultimo respiro, sabato alle 10, nella breve cerimonia di sepoltura che si terrà al cimitero di via Santuario, dove Marco Piffari sarà tumulato accanto alla sua mamma Carla.
A Manerbio
Un ciclamino rosso per ricordare i tre carabinieri morti nello scoppio del casolare a Castel d’Azzano. Così Manerbio si stringe attorno alla famiglia Daprà, per la scomparsa del brigadiere capo Valerio, con un gesto semplice, ma dal forte valore simbolico.
La pianta è stata posizionata da una delegazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Manerbio ai piedi del monumento al Carabiniere in piazza Falcone. «Siamo vicini ai parenti delle vittime – hanno dichiarato Gianpietro Tacconi, presidente del nucleo volontariato Anc Manerbio, e Costanzo Brusinelli, presidente della sezione locale – in particolare ai parenti di Valerio Daprà. La nostra comunità si stringe attorno a Lauro e ai suoi cari in questo momento di lutto».
Così la cittadina bassaiola ha onorato la memoria di Valerio Daprà, 56 anni, fratello dell’ex luogotenente Lauro, figura conosciuta e stimata non solo a Manerbio, dove vive con la famiglia. «Stamattina (ieri, ndr) una piccola delegazione del gruppo ha deposto un fiore in segno di rispetto e gratitudine per questi eroi – proseguono Tacconi e Brusinelli –. In un tempo in cui spesso si dà tutto per scontato, Manerbio sceglie di ricordare e con dignità, raccoglimento e partecipazione».

Il dolore è ancora vivo, così come lo sconcerto per una tragedia che ha colpito l’Arma e l’Italia intera. «Il sacrificio dei tre militari che stavano svolgendo il proprio dovere quando la deflagrazione li ha sorpresi – conclude il sindaco di Manerbio Paolo Vittorielli – rappresenta l’ennesimo esempio di dedizione, coraggio e spirito di servizio che caratterizza l’operato quotidiano delle nostre forze dell’ordine. Quel ciclamino rosso, posato dall’Anc é simbolo di una comunità che non vuole restare indifferente di fronte al sacrificio di chi ha dato la vita al servizio dello Stato.
Una tragedia che scuote profondamente l’Italia e, in modo particolare, la comunità di Manerbio. Uno dei carabinieri caduti, Valerio Daprà, era, infatti, legato al nostro territorio: il fratello Lauro, anch’egli carabiniere fino a pochi anni fa, vive da tempo a Manerbio, dove ha costruito la sua famiglia. Questo legame rende il lutto ancora più vicino e sentito. In collaborazione con l’Anc di Manerbio sarà organizzata, nei prossimi giorni, una messa di suffragio per ricordare i tre militari caduti».
Dopo i funerali di Stato, che si terranno sabato, il feretro del brigadiere capo Valerio Daprà verrà trasportato a Padova, presso il cimitero di Voltabrusegana.
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