Esami di controllo: per quarantamila cronici c’è una «linea diretta»

Sono i Piani di assistenza individuale (Pai) redatti dai medici di famiglia: possono contare su agende dedicate
Un medico
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In un momento storico in cui la popolazione continua a invecchiare e le risorse economiche e professionali sono limitate una delle sfide più grandi è la presa in carico dei malati cronici. Una sfida che passa dalla medicina di prossimità, dal lavoro di squadra e dalla capacità di cogliere le opportunità offerte dalla tecnologia. È con questa consapevolezza che sono stati concepiti i Piani di assistenza individuale (Pai), che vengono redatti dai medici di famiglia ai loro assistiti con almeno una patologia cronica affinché possano disporre di un percorso di cura annuale, personalizzato e flessibile che metta in evidenza le visite e gli esami ai quali devono sottoporsi, oltre alle prescrizioni per i farmaci che assumono.

Ad oggi dispongono degli strumenti per stilare questi Pai – finanziati da Palazzo Lombardia – i medici di medicina generale riuniti in cooperative, ma a breve questa possibilità verrà estesa anche ai colleghi attraverso la piattaforma regionale Sgdt (Sistema di gestione digitale del territorio) e in sinergia con le Cot (Centrali operative territoriali). Nella nostra provincia le cooperative presenti sono essenzialmente tre.

«In.Salute» è guidata da Gianni Rolfi e conta 207 soci bresciani che hanno all’attivo all’incirca 20mila Pai. «Valcura» nasce in Valtellina, vede al timone Gian Piero Frassi e comprende tra i propri soci 26 medici camuni che hanno realizzato 12mila Pai. «Iml» (acronimo di Iniziativa medica lombarda) è presente in buona parte della regione, in particolare a Bergamo (con 321 soci), e come spiega il referente provinciale Marino Beschi, conta nel territorio di Ats Brescia 60 medici con 4.570 Pai e in quello di Ats Montagna (che comprende anche la Valcamonica) altri 28 medici con 1.339 Pai. Fatti due conti si può stimare che nella nostra provincia i cronici che dispongono di un Pai siano all’incirca 37-40mila.

Come funziona

«Il Pai – chiarisce Giovanni Gozio, vicepresidente di In.Salute e Snami Brescia, nonché medico di base con studio a Rezzato – è un percorso di monitoraggio del paziente che dura un anno e alla scadenza può essere rinnovato. Contiene l’elenco di visite ed esami da eseguire, un elenco suddiviso per trimestri che rispetta le indicazioni del Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) riferito alla malattia. È uno strumento personalizzabile, si basa su un approccio olistico e rende il paziente consapevole della propria situazione».

In fase di prenotazione delle prestazioni disporre di un Pai rappresenta un vantaggio: «Il paziente può telefonare in orario d’ufficio al centro servizi della cooperativa, nel nostro caso ubicato a Como – spiega Gozio –: l’operatore gli sottopone le disponibilità offerte dagli enti erogatori che hanno siglato un contratto di avvalimento con la cooperativa e insieme fissano gli appuntamenti. Se il paziente, invece, mette a disposizione da subito il proprio indirizzo mail il medico invia il Pai al centro servizi e in questo caso è l’operatore a chiamare l’assistito per effettuare, sempre insieme, le prenotazioni».

Incentivi

Ovviamente chi preferisce fissare gli appuntamenti in autonomia può farlo: anche in questo caso ogni ricetta contiene il codice Pai che dà al malato cronico il diritto ad accedere al 2% delle agende che, nel rispetto di una delibera della Giunta regionale del luglio 2024, gli enti erogatori pubblici e privati devono riservare ai possessori di questi Piani. La delibera – che prevede incentivi economici per i medici che stilano i Pai – fissa degli obiettivi: ogni Aft (gruppi di medici che insistono su un territorio di 20mila abitanti), in collaborazione con la Asst di riferimento, deve «raggiungere la presa in carico di almeno il 15% dei pazienti cronici, con una composizione specifica per livelli di complessità: 5% di pazienti di livello di complessità I (con più di 3 patologie concomitanti), 40% pazienti di livello di complessità II (con 2-3 patologie concomitanti) e 55% pazienti di livello di complessità III».

Strumento

Quando, poi, il Pai sta scadendo il centro servizi avvisa il medico e gli offre un supporto dal punto di vista amministrativo. Anche secondo il dottor Beschi, che ha lo studio a Montichiari, «i Pai sono uno strumento molto utile. In Lombardia la nostra cooperativa ne ha attivati 50.364. L’unico problema concerne il fatto che con alcune strutture non è sempre facile accedere a slot di appuntamenti dedicati». Quel 2% nero su bianco nella delibera.

In Valcamonica la situazione è positiva: «Circa il 40% dei cronici che dispongono di un Pai prenota visite ed esami contattando il nostro centro servizi che si trova a Sondrio – spiega il dottor Frassi –. La collaborazione con Asst Valcamonica è molto proficua: i nostri cronici hanno agende dedicate che non vengono viste dal Cup regionale». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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