Eliporto, si cerca ancora l’area: le opzioni

Dal 2022 in affitto temporaneoa Montichiari. Areu sta conducendo alcuni sopralluoghi: tra le mete papabili c’è anche l’ex Cavallerizza Bettoni a Brescia
Stallo eliporto - © www.giornaledibrescia.it
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Gira e rigira, siamo ancora (quasi) al punto di partenza. Solo che, nel frattempo, è passata la bellezza di undici anni. E no: l’eliporto non ha ancora trovato la sua «prima casa»: per questo è in «affitto temporaneo» dal 2022 a Montichiari. E, sempre per questo, nelle ultime settimane un crocchio di persone ha visitato una serie di aree «papabili». Perché la situazione via Ghislandi, che è il luogo prediletto ormai da anni, si è ingarbugliata. E non è più scontato che resti un punto fermo.

Siti idonei

Quali sono, allora, i punti fermi (se ce ne sono)? La Loggia, contattata, ha deciso di non rispondere. Dall’Agenzia regionale emergenza urgenza fanno invece sapere che «Areu sta effettuando una serie di visite ai siti identificati come idonei a Brescia per l’elibase locale, temporaneamente trasferita presso l’aeroporto di Montichiari. In tal senso si stanno rivalutando anche alcune aree, sempre all’interno del Comune di Brescia, che erano state già prese in considerazione dalla precedente amministrazione durante il periodo Covid». Le zone cittadine passate allo scanner nel mandato precedente erano in sostanza tre: via Caprera, via Girelli e via Volta. In realtà, però, stavolta si è aggiunta una quarta tappa: ad essere stati esplorati sono anche gli spazi della ex Cavallerizza Bettoni di via Chiappa, uno spazio che giace ormai vuoto e in cerca d’autore (tre le «prove di dialogo» per farla tornare all’antica vocazione sportiva, infine fallite) e che, senza servizi, rischia di scivolare in un’agonia da abbandono.

Contattata, Areu precisa però anche come, al momento, «siamo in attesa dell’esito dei ricorsi pendenti al Tar». Tradotto: via Ghislandi non è un punto fermo, ma non è neppure un’opzione scartata del tutto.

Una lunga storia

Ma da dove nasce tutto e come mai si cerca (ancora) una casa per l’elibase? Nell’accordo stretto con Regione sulla scorta del bando, Babcock aveva proposto per il servizio h 24 l’utilizzo di elicotteri Augusta Westland (Aw 139), un mezzo più ingombrante e potente dell’attuale Ec145 T2 di base a Brescia. Proprio per questo, il nostro polo Hems originario - di casa a ridosso del Pronto soccorso dell’ospedale Civile - non era più idoneo ad accogliere l’elicottero, specie perché non sarebbe stato possibile ampliare gli spazi. In buona sostanza, la piattaforma è rimasta in funzione solo per gli atterraggi in caso di trasporto di pazienti, ma non più come «stazione» del prezioso elicottero dedicato al soccorso. A recapitare all’area lo «sfratto» era stato l’Enac, l’Ente nazionale aviazione civile, che aveva chiarito come il mezzo non potrebbe restare parcheggiato in quel piazzale ormai da anni, per una questione di sicurezza. Di qui, la ricerca di un maxi-terreno sul quale creare il nuovo eliporto, un polo che potesse accogliere non solo l’elisoccorso ma anche piazzola di atterraggio e sosta, strutture di sicurezza, abitativa e hangar.

In questi anni si sono ipotizzate varie soluzioni: non solo quelle cittadine (appunto via Caprera, via Girelli, via Volta), ma anche in provincia, guardando a Travagliato e a Gussago. Nessun terreno comunale è risultato «conforme alle norme aeronautiche» e così Areu ha pubblicato una manifestazione di interesse con la quale è stato individuato un terreno in via Ghislandi di proprietà di Siab srl: l’area di 2.400 metri quadrati si trova davanti alla Motorizzazione civile. Correva l’anno 2020 e da allora si ragiona su quell’area privata, oggi agricola, ricompresa nel Sin Caffaro e nel Parco delle colline.

I contenziosi

Che succede poi? Qui i piani si dividono. Da punto di vista del «progetto», nel piano regionale viene appostata la somma necessaria per realizzare il polo - i 2,3 milioni di euro - ma per dare forma al progetto servono un paio d’anni di lavori. Ecco perché Areu ha cercato un’area temporanea, una «zona ponte» che potesse ospitare hangar e piazzola dell’elisoccorso e che, dal 2022, è l’attuale casa del servizio, vale a dire l’aeroporto di Montichiari. Come spesso accade, però, la collocazione temporanea è diventata prolungata: a distanza di undici anni dall’inizio di questo garbuglio, di cinque anni dalla discussione su via Ghislandi e di tre anni dal «piano B» di Montichiari, una sede definitiva ancora non c’è e (va da sé) i cantieri per allestire la sede definitiva non sono mai iniziati. Come mai? E qui si arriva al secondo fronte: il groviglio di contenziosi, bisticci e ricorsi al Tar. In primis non si era trovato un accordo sul prezzo di acquisto dell’area (la proposta messa sul tavolo dalla Regione si aggirava sui 6,5 euro al metro quadro, la metà di quanto è valsa la vendita delle aree per fare spazio alla metro), ragione per la quale era stato annunciato l’esproprio. Poi, ci si è messa di mezzo un’istanza presentata al Tribunale amministrativo: la maggioranza in Loggia, lo scorso mandato, aveva infatti bocciato l’osservazione presentata dalla proprietà del terreno (la Siab, appunto) che chiedeva di poter realizzare nell’altra porzione del campo un vertiporto, ossia una struttura per il decollo verticale di grandi droni elettrici in grado di spostare merci e persone.

Lo spauracchio Bergamo

Sullo sfondo, nel frattempo, ci si era messa anche lo «spauracchio Bergamo». Cioè? Nella determina allegata all’accordo tra Regione e Babcock aviation, la società che fornisce elicotteri e piloti, si parlava di un possibile trasferimento del servizio a Bergamo, scenario che accartocciava (e non poco) la serenità politica: d’altro canto, si tratterebbe di un servizio che fa i bagagli e se ne va. L’opzione dell’addio a Brescia era stata inserita nel documento come una sorta di «piano Z» o, se si preferisce, di piano salvagente nel caso un’area idonea proprio non si trovasse. Appunto...

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