Droga e telefoni in carcere, «Mercimonio della funzione pubblica»

Sono state depositate le motivazioni della sentenza che, il 10 settembre scorso, ha chiuso il processo in abbreviato con sei condanne
Del mercimonio facevano parte anche telefoni cellulari
Del mercimonio facevano parte anche telefoni cellulari
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Sono state depositate nelle scorse ore le motivazioni della sentenza che, il 10 settembre scorso, ha chiuso il processo in abbreviato con sei condanne, a pene tra un minimo di otto mesi e un massimo di sei anni, e due assoluzioni per otto delle 13 persone complessivamente coinvolte nell’inchiesta della Procura della Repubblica che ha permesso di fare luce su un traffico di droga, telefoni e sim card verso i detenuti che erano in cella a Canton Mombello tra il 2020 e il 2022.

L’agente di polizia penitenziaria

Un illecito commercio che ha potuto andare avanti grazie all’appoggio, ben pagato, di un agente della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere cittadino.

E proprio sulla figura di Giuseppe Di Leo, l’agente di polizia penitenziaria che ha incassato circa 12.500 euro, il gup Cesare Bonamertini scrive: «I fatti manifestano una gravissima violazione dei doveri che gravavano sul pubblico ufficiale, il quale si è reso per lungo tempo disponibile a soddisfare le esigenze di detenuti, anche con l’introduzione di sostanza stupefacente all’interno dell’istituto di pena, così ledendo le condizioni di sicurezza minime per la vita carceraria». Non solo.

Anche quando ha saputo delle indagini «Lo stesso ha assunto un atteggiamento ambivalente, proseguendo nel mercimonio della pubblica funzione anche e nonostante lo svolgimento di indagini da parte della polizia giudiziaria».

Nessun dubbio, per il giudice, sulla necessità di condannare: «Rispetto al materiale posto a fondamento dell’ordinanza cautelare sono intervenute nuove emergenze, atteso che taluni degli imputati hanno reso dichiarazioni almeno parzialmente ammissive dei fatti loro contestati» e «tali dichiarazioni si pongono, in gran parte, in senso confermativo rispetto alle emergenze valorizzate in sede di indagini preliminari».

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