Dopo 65 anni chiude il bar Acli della Pieve di Concesio: «Costi insostenibili»

Barbara Fenotti
Fu inaugurato nel 1959 dall’allora cardinale Montini. Il presidente del circolo: «Grande dispiacere. Se arrivasse qualche proposta, potremmo pensare di rimettere in piedi l’attività»
L'insegna del bar Acli alla Pieve di Concesio
L'insegna del bar Acli alla Pieve di Concesio
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Dal 31 gennaio scorso il bar del circolo Acli della Pieve di Concesio, in piazza Primo Maggio, ha chiuso definitivamente. Scivolando così nel grande calderone dei ricordi, dove giacciono tante storie di vita individuali, che hanno fatto la storia locale e, in questo caso specifico, l’hanno accompagnata per oltre mezzo secolo. E lasciando una parte della popolazione anziana senza il consueto punto di ritrovo.

Con l’abbassarsi per l’ultima volta della saracinesca del bar, si chiude un capitolo, che era stato inaugurato personalmente nel 1959 da Giovanni Battista Montini, all’epoca da poco nominato cardinale da papa Giovanni XXIII. Sessantacinque anni dopo «sono venute meno le condizioni per continuare a tenerlo aperto - spiega il presidente del circolo Acli della Pieve, Martino Troncatti -. Il dispiacere è grande, ma negli ultimi anni abbiamo consumato fino all’ultimo centesimo per tenerlo in piedi. Addirittura abbiamo rischiato di indebitarci».

L'apertura del bar Acli con il cardinale Giovanni Battista Montini
L'apertura del bar Acli con il cardinale Giovanni Battista Montini

Uno sforzo enorme, che si è infine rivelato senza successo: «Se prima del Covid c’era un centinaio di clienti al giorno, dopo ne sono rimasti una ventina, 25 al massimo, e gli introiti sono calati in picchiata - prosegue Troncatti -. Abbiamo provato anche a guardarci attorno, per individuare alternative, ma gli affitti che ci venivano proposti erano fuori dalla portata di una realtà come la nostra, che è una "no profit" e non può permettersi di stare al passo delle logiche commerciali».

L’unica soluzione rimasta era di chiudere definitivamente i battenti. Lasciando però una porta socchiusa, dal momento che «qualora ci venisse avanzata qualche proposta economicamente ragionevole e adeguata alle nostre esigenze, potremmo anche pensare di rimettere in piedi l’attività, aprendola al pubblico magari solo nel pomeriggio - assicura il presidente -. Di locali sfitti, anche nella piazza stessa, ce ne sono: continuiamo a confidare in qualche offerta».

L’operato delle Acli prosegue: oggi, mercoledì, all’Oratorio Paolo VI si tiene l’incontro «Dal mercato tutelato a quello libero delle tariffe luce e gas: cosa cambia? Le comunità energetiche possono rappresentare una risposta?». E se per il bar non c’è stato niente da fare, l’attività degli attigui uffici del Patronato e dello Sportello lavoro continuano nella stessa sede. Almeno per un annetto ancora: «La Diocesi, che è proprietaria degli immobili della sede - spiega Troncatti - ha annunciato che cederà questa struttura per una operazione immobiliare; nel frattempo, dovremo trovare un’altra sede in cui spostarci».  

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