Decoro e sicurezza, Brescia al lavoro su nuove regole per il commercio

Paola Gregorio
Un testo unico normerà i mercati, i plateatici e i negozi cittadini, semplificando e accorpando gli otto regolamenti attuali
Il mercato del sabato in piazza Loggia
Il mercato del sabato in piazza Loggia
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Semplificare, passando dagli otto regolamenti attuali ad un testo unico. Introdurre nuovi criteri per garantire maggiore decoro e sicurezza, che poi potranno essere recepiti nella variante al Piano di Governo del Territoio (Pgt), su ciò che è consentito e non consentito, ad esempio, per i mercati o i plateatici, come già avviene per il centro storico. E infine prevedere dei contributi da parte delle medie strutture di vendita che si insediano in città a compensazione del loro impatto economico, come già avviene per le grandi, da reinvestire a favore delle attività di vicinato (sarebbero aggiuntivi agli oneri di urbanizzazione e lo applicano già città come Bergamo e Parma). Sono i principali indirizzi del lavoro avviato in vista dell’elaborazione del nuovo regolamento comunale di disciplina delle attività economiche illustrati ieri alla commissione Commercio.

La discussione

«Sono temi che sono stati oggetto di confronto con il Comitato per lo sviluppo economico locale sugli obiettivi che ci siamo posti, per poi andare a definire la proposta di revisione del regolamento», ha premesso l’assessore comunale al Commercio, Andrea Poli. Tra le proposte emerse dal confronto con le associazioni di categoria c’è, ad esempio, per i mercati, il divieto di vendita «a mucchio», ovvero di prodotti o abiti non confezionati o non appesi, su tutto il territorio comunale. E ancora: per gli esercizi con plateatici, il divieto di somministrazione di alimenti e bevande self service – deve essere solo al tavolo – per mantenere maggiore decoro e presidio; il divieto di installazione di attività di tipo locker per il ritiro di pacchi all’interno dell’area Duc; consentire l’occupazione di suolo pubblico anche non antistante l’esercizio previo il benestare del proprietario dell’edificio interessato, solo con tavoli e sedie e non con strutture fisse.

Chiusure e rimedi

Mattia Margaroli (Fratelli d’Italia) ha posto l’accento sul fatto che «sia innegabile che i negozi di vicinato continuino a chiudere. Come mai – ha detto – non riusciamo ad essere attrattivi come Verona? E poi si aprono continuamente centri commerciali vicino alla città, come Roncadelle». Massimiliano Battagliola (Brescia Civica), ha chiesto «come si intende sopperire al problema dei negozi sfitti».

Poli ha risposto: «Il tema dei negozi sfitti si può affrontare con incentivi che, per essere efficaci, devono essere onerosi. La crisi del commercio riguarda purtroppo tutte le città. Sul parallelo con Verona i dati dicono che ha 565 attività nel centro storico, Brescia più di 600. È indubitabile che sul turismo siamo lontani dai numeri di Verona, ma non facciamoci del male forzando narrazioni – ha detto l’assessore –. Sulla media distribuzione ritengo che per quanto riguarda i supermercati siamo saturi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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