Danni all’addome permanenti dopo la liposuzione: medico condannato

Per José Lizarraga Picciotti pena di 5 mesi. Il professionista a Roma è indagato per omicidio colposo
Il tribunale di Brescia
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Sono state lesioni colpose da parte del chirurgo estetico, come sostenuto dalla Procura della Repubblica e dalla vittima costituitasi parte civile e non, come invece sostenuto dalla difesa del professionista, le conseguenze della mancata adesione della donna alle prescrizioni che le erano state rilasciate. Si è chiuso con una condanna a cinque mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 30mila in favore della persona offesa il processo di primo grado a carico del dottor José Lizarraga Picciotti che nel 2019 ha eseguito una liposuzione ad una donna di Desenzano. Assolta invece l’ex fidanzata del medico, e amica della donna che porta ancora addosso vistose cicatrici, che secondo l’accusa aveva provato, con le minacce, a chiedere di ritirare la denuncia.

La vicenda

La signora, assistita dall’avvocato Alessandro Pozzani, ha raccontato che nel 2019 aveva deciso di sottoporsi ad un trattamento di liposuzione per migliorare il suo aspetto estetico e che, su consiglio di un’amica, si era rivolta al fidanzato di lei, José Lizarraga Picciotti, che operava in un appartamento di Roma.

La donna dunque il 14 aprile di sei anni fa si è sottoposta al trattamento e, già dopo poche ore, ha iniziato ad avere dolori e altre reazioni avverse. Dopo ripetute insistenza ha ottenuto che lo stesso medico la trattasse nuovamente per risolvere il problema ma questa volta il trattamento si era svolto, in condizioni igieniche precarie, nell’appartamento della donna a Desenzano dove una sua amica aveva anche ripreso quanto accadeva, materiale poi finito agli atti. Un intervento che non ha ottenuto gli esiti promessi e che anzi ha provocato «un evidente danno estetico legato alle irregolarità della superficie cutanea dell’addome e agli esiti cicatriziali a carico dell’ombelico che ne alterano profondamente l’aspetto estetico» come avevano scritto i consulenti nominati dal Tribunale che avevano visitato, nei mesi scorsi, la signora.

Le richieste

L’udienza di ieri si è aperta con la discussione del pubblico ministero Chiara Bonfadini che ha definito «indiscutibile e cristallina la responsabilità del medico per le lesioni permanenti alla persona offesa» e di una «responsabilità più grave dato che si tratta di un medico iscritto all’Ordine». Citando poi il materiale agli atti, il magistrato ha qualificato come «agghiacciante quello che accade nello pseudo ambulatorio, da cui esce uno spaccato inquietante sul modo di operare di questo medico».

Per la difesa del professionista, l’avvocato Renata Milini, ha spiegato che «ci sono dubbi sulla attendibilità e sulla coerenza della persona offesa» e precisato che «è stata lei a non voler andare a Roma per il secondo trattamento. Se avesse seguito le indicazioni del medico le cose sarebbero andate diversamente». Lo stesso medico è indagato a Roma per la morte, nel giugno scorso, di una donna che aveva sottoposto allo stesso trattamento.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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