A processo anche a Brescia il chirurgo indagato per omicidio a Roma
Stesso intervento, stesso medico, stesso ambiente di lavoro. L’epilogo è stato diverso. «Rispetto alla signora operata a Roma io non sono morta. Ma ho dolori da anni e il mio addome è rovinato per sempre».
A parlare è una donna che il 13 aprile 2019 decise di sottoporsi ad un intervento chirurgico di liposuzione dal dottor José Lizarraga Picciotti, il medico che ora è indagato a Roma per omicidio colposo per la morte della 46enne Ana Sergia Alcivar Chenche, deceduta in ospedale dove era stata ricoverata in seguito all’intervento estetico.
A Brescia
Il medico peruviano è sotto processo anche a Brescia dopo l’inchiesta dei pm Caty Bressanelli e Chiara Bonfadini. L’accusa è di lesioni gravissime e il 26 settembre è prevista la discussione in aula. Nell’ultima udienza, la scorsa settimana, i consulenti del giudice hanno riconosciuto le lesioni subite dalla paziente, le gravi carenze mediche mediche nel corso degli interventi. E il danno estetico. «Permane, e si deve ritenere consolidato, – scrivono i consulenti – un evidente danno estetico legato alle irregolarità della superficie cutanea dell’addome e agli esiti cicatriziali a carico dell’ombelico che ne alterano profondamente l’aspetto estetico».
Il caso era stato portato alla luce durante la trasmissione di Teletutto Messi a fuoco del 27 settembre 2019 quando la signora Marta – nome di fantasia – raccontò gli interventi chirurgici eseguiti dal medico sudamericano. Il primo a Roma, il 13 aprile 2019, «in una pseudo clinica» racconta la stessa donna, e poi il 19 maggio successivo. Questa volta in un appartamento a Desenzano «con un intervento volto a cercare di rimediare alle complicazioni del primo» spiega l’avvocato Alessandro Pozzani che difende la signora.
«Lo avevo conosciuto attraverso un’amica. Lui si era presentato con la qualifica di direttore sanitario e medico chirurgo specialista in chirurgia estetica e continuava a ripetere che era esperto e che per lui questo tipo di interventi erano routine» spiegò la donna davanti alle telecamere di Teletutto. «L’intervento – ricorda – era stato eseguito in appartamento senza personale addetto a compiere questo tipo di operazioni e non in una sala operatoria. Mi sono sottoposta comunque alla liposuzione, ma avevo paura».
Il secondo intervento
Il risultato è pessimo: «Il mio addome aveva subìto gravi danni e il dottor Lizarraga mi promise che li avrebbe sistemati. È stata la disperazione ad indurmi ad accettare il secondo intervento». Che viene eseguito in casa a Desenzano. «Si è presentato addirittura con una bottiglia di grappa che – ricostruisce la paziente che poi ha denunciato il medico alla Procura di Brescia – aveva intenzione di utilizzare come anestetico. Anche in questo secondo caso non c’erano né assistenti né anestesisti».
E agli atti dell’inchiesta bresciana è finito un video di questo secondo intervento. La paziente è sdraiata su un lettino, musica a tutto volume e il medico in t-shirt che interviene con degli strumenti sull’addome con la stessa donna che segue con lo sguardo ogni fase. «I due interventi hanno stravolto la vita della signora. Oltre ai dolori – spiega il suo legale, l’avvocato Alessandro Pozzani – è sprofondata in uno stato di depressione perché non accettava il suo corpo. E ora dovrà essere nuovamente operata».
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