Il centrodestra: «Sulle antenne 5G la Loggia è inadempiente»

L’attacco: «Da cinque anni ancora nessun piano, Brescia resta senza regole»
Brescia dall'alto - Foto Neg © www.giornaledibrescia.it
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Non si tratta solo di antenne, ma di fiducia. Di partecipazione. Di salute. Da mesi i comitati di quartiere bussano alle porte del Comune chiedendo che si faccia chiarezza su dove spuntano – e spunteranno – le torri per il 5G. Bussano, «ma dentro non risponde nessuno» è il refrain. A Brescia manca un Piano elettromagnetico, lo strumento che permetterebbe di mappare l’esistente, valutare le zone in cui c’è un’alta concentrazione di installazioni, individuare le aree sensibili. In soldoni: governare un fenomeno, quello dell’elettromagnetismo, i cui effetti a lungo termine – ad oggi – sono ancora controversi. Nel frattempo, le antenne aumentano. I cittadini protestano. E l’Amministrazione, accusa il centrodestra in conferenza stampa, ignora una mozione già approvata, collezionando quindi da anni promesse disattese.

Paolo Fontana (Forza Italia) è netto: «L’obiettivo è redigere un Piano elettromagnetico: molti comitati di quartiere lo stanno chiedendo e condividiamo questa esigenza. Serve per mappare la città, capire dove ci sono campi elettromagnetici, se e dove ci sono superamenti normativi, individuare le zone più sensibili come scuole e ospedali, dove evitare nuove installazioni. Eppure, nonostante la mozione approvata e sollecitazioni continue, nulla è stato fatto. Solo risposte vaghe da cinque anni».

Politica

Il punto, come sempre, è politico. Perché l’assenza del piano non è neutra. Lo ricorda Carlo Andreoli (Fratelli d’Italia): «Se un Comune non si dota di un piano antenne, è lo Stato a decidere dove collocarle. È ciò che è successo nel quartiere Primo Maggio. Il piano è l’unico strumento che tutela davvero il territorio. E mentre il Pd in Lombardia fa la morale sulla sanità, qui da dieci anni ignora un tema che riguarda proprio la salute».

I casi ormai sono numerosi: al Primo Maggio, appunto, ma anche in via XIII, al quartiere Abba, i cittadini sono sul piede di guerra: «Su un condominio comunale è stato ceduto il diritto di superficie per vent’anni» ricorda Andreoli. E infatti i cittadini sono inferociti per l’inquinamento acustico e lamentano di non riuscire a dormire più la notte. Stesse lamentele in via Brolo, tra il Villaggio Prealpino e Bovezzo. L’opposizione chiama in causa proprio questo metodo. «Tra il 2017 e il 2018 la Giunta Del Bono ha incamerato 559.420 euro con concessioni pluriennali sui tetti delle case popolari – denuncia Andreoli –. I residenti non lo sapevano: lo abbiamo scoperto con l’accesso agli atti. Una volta che il tetto viene ceduto, l’operatore non è nemmeno tenuto a dire quante antenne installerà».

Giovanni Posio (FdI) allarga la lente al decoro urbano: «Abbiamo un regolamento comunale che decide dove vanno messe le fioriere o il colore degli ombrelloni, ma nessuna regola per le antenne 5G. Perché non adottare un principio di precauzione? Senza piano, non funzionano nemmeno i controlli. Così comitati e cittadini devono continuare a fare segnalazioni da soli». Mattia Margaroli (FdI) torna su un esempio concreto: Bergamo. «Ha redatto il piano nel 2006 e l’ha aggiornato nel 2014. Nove pagine che legano il tema al Pgt e che prevedono di aggiornare annualmente piano e pianificazione con il coinvolgimento dell’Arpa per i monitoraggi: questo significa mettere la persona al centro. Ma qui nulla si muove. È inutile che vengano a farci le manfrine ogni giorno, se poi sono i primi a fregarsene».

Città europea

Massimiliano Battagliola (Brescia Civica) richiama una visione di lungo periodo: «Brescia può dirsi davvero una città europea solo se programma e governa questi aspetti. Il piano è necessario per garantire il necessario progresso con la tutela della salute». Federico Sai (Bs civica), affonda il colpo sulla gestione politica: «Ancora una volta siamo dietro a Bergamo, nonostante l’Amministrazione abbia lo stesso colore politico. Anziché spendere soldi in consulenze o progetti inutili, forse è ora di fare un piano necessario». Insomma, per il centrodestra manca una regia politica: «Avevamo iniziato a lavorarci insieme – conclude Margaroli –, ma chi deve redigere questo regolamento latita». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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