Truffatore si finge carabiniere: i veri militari lo arrestano

Di solito erano loro a presentarsi a casa degli anziani per raggirarli e derubarli, spacciandosi per carabinieri. Questa volta invece sono stati i militari dell’Arma, quelli veri, a suonare il campanello all’alba e ad esibire una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
Per una volta i ruoli si sono invertiti. Un 26enne napoletano, già noto alle forze di polizia per una serie di reati contro il patrimonio e per truffa, si trova agli arresti domiciliari.
Oltre all’arrestato nel mirino dei carabinieri sono finiti altri due soggetti che, con ruoli diversi, hanno partecipato alle truffe. Gli sono contestati, oltre all’episodio di Brescia che ha portato all’ordinanza, anche casi analoghi nella vicina provincia di Bergamo ma anche in altre regioni d’Italia.
Il gruppo aveva sviluppato una specifica organizzazione per trasferte dalla Campania alla Lombardia e all’Emilia, per colpire più zone in rapida successione, usando auto a noleggio e fermandosi in albergo per la notte. Le indagini quindi sono ancora aperte e l’obiettivo dei carabinieri è quello di individuare altre vittime per appesantire il conto con la giustizia del gruppo di «ladri di sogni».
La tecnica
La strategia scelta dalla banda di truffatori non era nuova ma purtroppo, facendo leva sui più cari affetti delle vittime, si è sempre rilevata efficace. Un primo telefonista, spacciandosi per carabiniere, contattava la vittima spiegandole che un figlio, o una figlia, aveva provocato un incidente stradale in cui una persona era rimasta gravemente ferita. Per evitare che il proprio congiunto finisse in carcere era necessario versare immediatamente cifre che variavano tra i 10mila e i 15mila euro.
Un incaricato sarebbe passato poco dopo per ritirare il denaro. Cosa che puntualmente accadeva. Mentre il primo telefonista restava in contatto con la vittima, alla porta si presentava il complice che pretendeva l’immediata consegna del denaro e, se non si disponeva di contanti, di orologi o preziosi.
Gli episodi
In provincia di Brescia il gruppo è entrato in azione, con certezza secondo chi ha indagato, il 7 giugno scorso. Nel mirino è finita una donna di Cellatica che ha ricevuto la chiamata di un sedicente «maresciallo Tosini della stazione di piazza Tebaldo Brusato», che le spiegava che il figlio aveva provocato un incidente e che una donna si trovava, per causa sua, in fin di vita in ospedale. Per evitare che venisse portato in carcere era necessario versare 14.800 euro.
Negli stessi minuti, mentre la donna era al telefono di casa con il finto maresciallo, sul cellulare arriva la chiamata di una persona che si spaccia per «avvocato Di Stefano» che spiegava di essere stato nominato dal figlio e che la pregava di mettere insieme tutto quello che poteva e che a breve una terza persona, un funzionario del tribunale «che si chiama Davide Fontana», sarebbe passato a ritirare tutto. Si tratta, è bene ribadirlo, di nomi di fantasia e di procedure che le vere forze di polizia non usano e non possono usare.
Puntualmente , qualche minuto dopo, suona il campanello e si presenta appunto l’uomo che si spaccia per inviato del tribunale. La signora è riuscita a mettere insieme 6mila euro in contanti, una decina di orologi e vari monili in oro ma non basta. L’uomo dice che tornerà più tardi e che nel frattempo la madre deve trovare altro denaro oppure preparare uno zaino per il figlio che sarebbe dovuto andare in carcere. Disperata la donna ha chiamato un amico di famiglia avocato che ha subito capito quando stava accadendo l’ha convinta a non avere più nessun contatto con i truffatori.
Tebaldo Brusato
A quel punto la famiglia si è messa in contatto con la vera stazione di piazza Tebaldo Brusato che ha immediatamente aperto le indagini. Dalle immagini della videosorveglianza della zona i carabinieri sono risaliti ad una auto intestata ad un noleggio con sede a Napoli e scoperto che la stessa si trovava nel parcheggio di un albergo di Brescia. Subito è stato piazzato un posto di controllo: gli occupanti della vettura sono stati identificati e i monili in oro che avevano nelle tasche fotografati.
I successivi accertamenti hanno permesso di collegare tra loro le persone identificate e collocarle nei pressi delle abitazioni in cui sono state messe a segno le truffe. In particolare al gruppo sono contestati due episodi fotocopia avvenuti nella vicina provincia di Bergamo, a Castione della Presolana e a San Pellegrino Terme. Le persone attualmente indagate, secondo i carabinieri , sono solo una parte della banda e non sono esclusi ulteriori provvedimenti.
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