Caldo e lavoro, i sindacati uniti: «Fermi nelle ore critiche»

Con il caldo violento degli ultimi pomeriggi, lavorare nei cantieri edili, sulle strade, o nei capannoni industriali e artigianali, dove la temperatura raggiunge livelli insostenibili, è tremendamente dura. E rappresenta un rischio per la salute e in qualche caso addirittura per la vita. Durante l’ultima riunione della Cabina di regia e del Comitato di coordinamento (ex articolo 7 del decreto legge 81/08) svolta giovedì, le tre confederazioni sindacali lombarde di Cgil, Cisl e Uil hanno messo sul tavolo la richiesta a Regione Lombardia di «emanare un’ordinanza per sospendere dalle 12 alle 16 le attività lavorative che richiedono una esposizione al sole prolungata e un elevato sforzo fisico, nei giorni e nei territori in cui il portale internet Worklimate segnala livello di rischio alto».
La richiesta, almeno per il momento, non è stata accolta. «Nonostante le nostre sollecitazioni unitarie le altre componenti della Cabina di regia, comprese le associazioni dei datori di lavoro e le Ats, non hanno condiviso la proposta – racconta il segretario di Cgil Brescia, Francesco Bertoli –. Le Ats in particolare hanno ricordato che esistono già strumenti di contrasto all’emergenza caldo, come esiste già la possibilità di cassa integrazione per il caldo eccessivo, ma lo strumento è attivabile solo su richiesta dell’azienda, mentre secondo noi sarebbe meglio avere una legge che in determinate situazioni lo stop lo imponga».
Per il segretario cittadino di Cisl, Alberto Pluda, «ciò che le parti sociali stanno facendo per la sicurezza sul lavoro non può escludere dai pericoli quello del forte caldo. Stare in strada o sui ponteggi sotto questo sole aumenta sicuramente il rischio di disattenzioni e di infortuni. I lavoratori vanno messi nelle condizioni di evitare questo pericolo, con la garanzia delle tutele economiche». Al segretario di Uil Brescia Mario Bailo invece non sono piaciute le esternazioni dell’assessore Bertolaso: «L'assessore pretende che i suoi dirigenti diano il massimo per tutelare la salute dei cittadini ma lui il massimo non lo da».
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