CronacaBassa

Caserma Serini di Montichiari, il presente tra rifiuti e degrado

Vegetazione selvatica, porte divelte e un senso di totale abbandono per l’ex complesso militare
L'ex Caserma Serini di Montichiari
L'ex Caserma Serini di Montichiari
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La vegetazione e il filo spinato, ormai, sono un tutt’uno. Un accesso è «presidiato» da rifiuti, scritte di ogni genere imbrattano i cancelli esterni e pure gli edifici interni che, evidentemente, non devono essere così difficili da raggiungere se si considera che uno degli ingressi secondari è semiaperto.

Sono le condizioni in cui verza la ex Caserma Serini, che si trova in uno stato di evidente abbandono: non è assolutamente una novità, essendo questo l’aspetto che la struttura ha da anni.

Non sappiamo come siano adesso gli edifici all’interno, ma l’impressione resta quella di un luogo completamente lasciato a se stesso. Lungo la cinta muraria, il filo spinato che la vegetazione ha «trascinato» a terra in molti punti, ricorda, in modo eloquente, il passato militare dell’area confinante con l’aeroporto di Montichiari: il sito, prima del Demanio militare, è poi passato all’Agenzia del Demanio civile. La vegetazione ha preso possesso pure dei tetti degli edifici, su cui fioriscono papaveri, e del piazzale principale, reso sconnesso dalle piante che si sono fatte largo tra il cemento. Sono stati segnalati anche degli animali selvatici, come le volpi.

Dei luoghi abbandonati, però, prende possesso non solo la natura, ma anche l’uomo, in uno scenario decisamente meno «bucolico». Fuori c’è un cumulo di rifiuti, tra scarti edili, rifiuti domestici e pneumatici. La guardiola all’ingresso ha i vetri infranti e sia sui cancelli di accesso, sia all’interno, ci sono scritte di ogni genere, che coprono – come di consueto – un variegato «repertorio», dalla dedica d’amore all’ingiuria, con qualche rara concessione «politica».

Siccome il cancello principale è serrato con un maxi-lucchetto, ci si potrebbe chiedere come gli autori dei graffiti abbiano fatto a lasciare i segni del loro passaggio sulle strutture interne. Una delle tante risposte non tarda ad arrivare: basta superare di poco l’ingresso principale e raggiungere un accesso secondario, affacciato sempre sulla strada, scoprendo che è stato parzialmente forzato. E non sarebbe neppure l’unica «breccia».

Stando a quanto è stato possibile ricostruire, negli anni addietro, l’interno delle strutture, sarebbe stato depredato di materiali e oggetti presenti, e sarebbero pure stati trovati segnali di bivacco. Segnalazioni, queste, che non possono che essere accompagnate anche da riflessioni sulla sicurezza, tra la presenza di edifici degradati, pozzi, cisterne, la torre piezometrica e altre potenziali criticità di una vasta area ex militare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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